Lucca
Una situazione politica fuori del comune
La ragione dell'unanime apprezzamento per l''industriosa' Lucca risiede nella situazione politica della piccola città. I viaggiatori ammirano la strenua difesa dell'indipendenza che le ha consentito di mantenere una propria integrità territoriale e politica. La storia politica di Lucca dà ai loro occhi un senso concreto alla parola Libertas che si legge infatti dappertutto, su tutti i simboli della città e sulle armi.
Grazie a questo risultato (ottenuto, secondo Montesquieu, vincolandosi strettamente a tre principi: «niente Inquisizione, niente Gesuiti, niente Ebrei») la cittadina prospera, sia nell'attività manifatturiera, soprattutto della seta e di stoffe elaborate, sia nell'agricoltura (favorita dalla sua posizione, al centro di una valle circondata da fertili colline e irrorata dal Serchio). Eccelle in particolare nella produzione di olio (che in Italia è invece generalmente cattivo, secondo De Brosses - 1740), che è per la città il principale commercio dopo i tessuti di seta. Come dice Duclos (1766), del resto, «la prova della vera libertà di un popolo è il suo benessere»: e infatti nella piccola Repubblica di Lucca è impossibile incontrare mendicanti, questuanti, vagabondi. Il caso di Lucca brilla per il suo successo soprattutto in confronto a Venezia. Abbondano, perciò, le descrizioni di magistrature, funzionamento e amministrazione dello Stato.
Posizione d'eccellenza
Parallela corre l'ammirazione per la posizione invidiabile della città e dei dintorni. Lucca, secondo De Brosses, cui ricorda un po' Ginevra, è circondata da un anello di montagne e situata nel centro «come in fondo ad una botte». La piana è delimitata da lati molto ricchi e fittamente abitati (Misson - 1688), è fertile, coltivata come un giardino, e vi abbondano le case di campagna considerate le più piacevoli e le più ricche d'Italia.
Architettura civile
Dell'aspetto esteriore della città colpiscono innanzitutto i bastioni alberati che la cingono, primo impatto visivo che resta a lungo impresso, luogo poi amato per riposanti passeggiate («anzi è la cosa più bella che vi sia a Lucca, per la quale, detto tra noi, non valeva le pena di allungare la strada» - De Brosses) tanto che, come dice Misson, «servono da corso alla città». Il noto interesse di Montesquieu per le fortezze trova qui una sua manifestazione. Quelle di Lucca infatti gli appaiono particolarmente suggestive: «i bastioni sono alberati, con un bellissimo effetto: è la passeggiata della città, perché i sovrani tranquilli non sono affatto gelosi delle loro fortificazioni».
Un posto d'onore merita il selciato della strada «il più bello che si possa incontrare» per De Brosses, benché sia tutto martellato per comodità dei cavalli, e il palazzo della Repubblica, che se non fosse incompiuto sarebbe vastissimo e di grande effetto, con annesso l'Arsenale dove le armi si trovano in buon ordine e in una certa quantità per uno stato di così piccole dimensioni. Ma la guardia svizzera che sta a palazzo, nota ironicamente de Brosses, «quando passa il Senato fa ala da una parte sola non essendo abbastanza numerosa per schierarsi da tutt'e due».
Prediletto è l'anfiteatro romano, sebbene deturpato dal mercato che suole tenersi proprio nella sua piazza ellittica, e una parola di apprezzamento va spesso anche ai Bagni rinomati per la loro salubrità. Sull'effetto curativo delle loro acque si intrattiene Montaigne (1581) in un vero e proprio trattatello. Dupaty (1785) vi si reca e così li descrive: «è la più bell'acqua che scorre nel più bel marmo e, con essa, dicono, la salute». Gorani li apprezza moltissimo, soprattutto perché sono attrezzati per soddisfare tutte le comodità, e fornisce un prezzario: «l'uso di una camera da bagno costa un paolo al giorno, che corrisponde a dodici soldi francesi; le cure delle persone preposte al servizio si pagano in ragione di diciotto soldi a seduta».
Architettura religiosa
Dell'architettura religiosa interessa la cattedrale di San Martino e la chiesa di San Frediano, non sempre apprezzate se De Brosses arriva a definire il portale del Duomo «curioso a forza di essere brutto». Nella cattedrale è conservato il cosiddetto Volto Santo, «scolpito dagli angeli su disegno di Nicodemo, il quale era cattivo scultore quanto san Luca era cattivo pittore», che indossa, come un signore, una redingote di velluto rosso con in capo una corona di pietre preziose. Sono notevoli, invece, sia la vita della Vergine dipinta in una cappella a sinistra, sia i quadri di destra fra cui la Cena di Tintoretto. L'immagine del Volto Santo «non fa più miracoli di tante altre», dice Misson, eppure è il grande oggetto della devozione di Lucca. E' così popolare che le monete portano o l'effigie dell'imperatore che protegge la repubblica «rispettabile nonostante gli scherzi, perché tale è sempre ogni piccolo stato che sappia conservarsi in vita» (De Brosses), o, alternativamente, quella del Santo Volto.
Teatro e Musica
Interessante seguire il racconto di De Brosses che apre una parentesi su una commedia alla quale aveva assistito. L'autore annota la cospicua presenza di signore e soprattutto il fatto che la catastrofe era costituita da un grande fuoco d'artificio distribuito lungo tutta la platea, attraverso i sipari e i palchi «senza che lo scoppio di questo fuoco, in un luogo così pericoloso, né la pioggia infiammata che cadeva a rovesci mettessero paura a nessuno, salvo che a me, che però, a parte questo, trovai questo fuoco d'artificio più bello di quanti ne avessi mai visto in Francia».
Particolarmente vivace è la vita musicale lucchese dove i teatri sono gestiti direttamente dal Senato cittadino al quale compete l'ingaggio dei cantanti. William Beckford (1783), annota di essere stato redarguito dal Gonfaloniere per aver fatto prendere il raffreddore, nel corso di una gita in campagna, al famoso cantante Pacchierotti.