La nascita del Grand Tour
Il viaggio in Italia prima del Grand Tour
Il viaggio in Italia ha radici lontanissime. Dal Medioevo, epoca cui l'itinerare fu estremamente congeniale, le strade d'Italia sono state battute da tanti pellegrini, poi da mercanti, da artisti, predicatori, studiosi, oltre che da banditi, nullafacenti e avventurieri, di cui sempre lo spazio è teatro. Il viaggio a Roma, in particolare, anche quando vennero meno i dominanti caratteri penitenziali, restò una tappa fondamentale nella vita di molti, nuovi viaggiatori, divenendo occasione mondana e, nel corso del XV secolo, viaggio laico ed erudito. A Roma si affiancarono presto città nuove: Milano, Venezia, Firenze, Bologna. Altre componenti vennero messe in evidenza sul versante culturale, della curiosità intellettuale e su quello psicologico. Ma, assorti nei libri devozionali o di conto, i viaggiatori spesso guardavano a stento ciò che li circondava e, se lo facevano, davano alla loro testimonianza un carattere pragmatico (un libro di conti, per esempio, che ci informa sulle merci e sui prezzi in vigore) o parziale (una raccolta di mirabilia, per esempio, da cui l'uomo medievale era incline a vedersi circondato): il dato numerico dei viaggiatori non corrisponde ad analogo dato informativo (anche senza voler badare ai pregi letterari delle relazioni). Le lontane radici del viaggio in Italia, dunque, non hanno sempre prodotto la letteratura ragguardevole che i secoli XVII e XVIII avrebbero prodotto, e questo è il primo vistoso elemento che fa riflettere su un fenomeno che ebbe, a quella altezza cronologica, le proporzioni di una vera e propria moda.
Una nuova idea di viaggio
Fu quello infatti un momento in cui, nella storia della mentalità collettiva, il viaggio acquistò valore per le sue intrinseche proprietà. Indipendente dalla soddisfazione di questo o quel bisogno, si propose esso stesso come unico e solo fine, in nome di una curiosità fattasi più audace, in nome del sapere e della conoscenza da un lato e del piacere dell'evasione, del puro divertimento dall'altro. Questa idea innovativa cominciò a diffondersi in Europa sul finire del XVI secolo e si incarnò nella voga del 'viaggio in Italia'. Il quale dunque, pur praticato da tempo, si configura come istituzione solo alla fine del secolo successivo, quando diventa la tappa privilegiata di un 'giro' che i giovani rampolli dell'aristocrazia europea, gli artisti, gli uomini di cultura, cominciano a intraprendere con regolarità. Il 'giro' presto diventa una moda e ad esso è assegnata anche una dicitura internazionale: il Grand Tour.
Il significato del termine Grand Tour
Con questo nome si indicò il viaggio di istruzione, intrapreso dai rampolli delle case aristocratiche di tutta Europa, che aveva come fine la formazione del giovane gentiluomo attraverso il salutare esercizio del confronto. Il termine tour, che soppianta quello di travel o journey o voyage, chiarisce come la moda di questo viaggio si specifichi in un 'giro' - particolarmente lungo e ampio e senza soluzione di continuità, con partenza e arrivo nello stesso luogo - che può attraversare anche i paesi continentali ma ha come traguardo prediletto e irrinunciabile l'Italia. Non più l'Italia degli itineraria medievali, certo, ma l'Italia delle cento città la cui fitta trama urbana diventa la meta prediletta di un nuovo pellegrinaggio.