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Firenze

Successo tardivo

La capitale del granducato attrae ma non entusiasma prima del Settecento. Se per Deseine, nel 1699, Firenze «è la più bella città d'Italia», è solo in pieno Settecento che esplode davvero il suo gradimento e la sua centralità, immutata fino ad oggi.

Uffizi

La meta prediletta è certamente la Galleria degli Uffizi, della cui collezione principesca interessa soprattutto la statuaria antica e sbalordiscono i manufatti della lavorazione delle pietre dure: il tavolo ottagonale della sala della Tribuna sopra tutti, che è inoltre cuore delle collezioni ospitando le pitture e sculture più rinomate. Immancabile anche il corridoio vasariano con gli autoritratti dei pittori più eminenti. La quantità dei capolavori contenuti nella galleria sortisce sui viaggiatori i due effetti complementari della ellissi o del catalogo minuzioso (notevole quello redatto da Gibbon nel 1764), quest'ultimo spesso viziato da attribuzioni erronee. Se le descrizioni e le scelte si allineano al gusto dei tempi, ci sono anche opere imperiture, come la Venere dei Medici posta al centro della Tribuna.

Palazzo Pitti

Il secondo fulcro della visita fiorentina ruota intorno a Palazzo Pitti. Del suo aspetto esteriore colpisce l'imponenza così massiccia da ricordare però piuttosto una fortezza. Le manca, secondo molti francesi, ad esempio, quella grazia e leggerezza che contraddistingue l'architettura d'oltralpe. La sua corte interna, invece, raccoglie sempre grandi consensi e, ancor più la visita al giardino retrostante che diventa la tappa più agognata del percorso cittadino. Nel sistema dei paragoni, sempre attivo nella letteratura di viaggio, Boboli sta in parallelo con il parco del Luxembourg (De Brosses, 1740), e ci si dilunga nella descrizione di viali, piante, giochi d'acque. Altro elemento che subisce un trattamento di paragone è l'Arno: ricorda quasi sempre la Senna, e non solo a Firenze ma regolarmente anche a Pisa. Di esso si ammirano i ponti, con la sola eccezione del 'dissidente' De Sade (1776) che trova che il Ponte Vecchio disturbi la visuale! L'interesse per il fiume è però certamente superato da quello per i giardini che, accanto a Boboli, annovera i parchi delle molte residenze signorili di campagna. Tipica la meraviglia di fronte alla colossale statua dell'Appennino nel parco di Pratolino.

Le chiese

Parallelo corre il capitolo delle chiese, prima su tutte San Lorenzo, in cui ci si reca allo scopo di visitare la cappella dei principi, sia per ammirarla, sia per criticarla (come fa Montesquieu, 1728). Seguono, o precedono, Duomo e Battistero (quest'ultimo per le porte ghibertiane) e, frequentemente, la chiesa della SS. Annunziata. Di essa si racconta la leggenda secondo cui il volto della Vergine fu terminato per miracolo, mentre il pittore che cercava di effigiarlo si era addormentato stremato. Contro l'abitudine di molti viaggiatori ad estenuanti elenchi è molto apprezzabile la decisione di omissione adottata da Rogissart (1701): «non finiremo mai se avessimo l'intenzione di visitare tutte le chiese di questa città. Ve ne sono così tante che potremmo tranquillamente chiamare Firenze la Religiosa come si dice Firenze la Bella».

Casa Buonarroti

L'ammirazione per Michelangelo include la visita a casa Buonarroti, per ammirare le opere di colui che è considerato, questa volta universalmente, il più grande artista fiorentino di tutti i tempi.

Soste personalizzate

Al di fuori di queste tappe canoniche, e delle grandi lastre di pietra con cui è pavimentata la città, descritte immancabilmente con molta ammirazione, gli altri luoghi, i personaggi, le notazioni di costume, sono la cifra personale di ogni viaggiatore guidato dai suoi gusti. Se Montfaucon (1699) si rinchiude alla Laurenziana e intrattiene stretti rapporti con Antonio Magliabechi, Arthur Young l'economista, incontra nel 1789 i membri della Accademia dei Georgofili (Ottaviano Targioni Tozzetti e altri personaggi di spicco della vita scientifica e culturale della Toscana).

La vita sociale

Molti di questi gusti personali si rivelano nell'interesse per la vita sociale, soprattutto quella fastosa degli spettacoli e delle processioni. I teatri, soprattutto quelli della Pergola e del Cocomero, sono molto frequentati, spesso si resta impressionati dalla confusione che regna nei palchi durante lo spettacolo, celebre il tagliente giudizio di De Sade (1776) che giudica con orrore l'impiego dei castrati.

La possibilità, offerta dal buon clima, di una vita sociale 'all'aperto' è apprezzata molto dagli inglesi, così Lady Blessington (1826) ricorda le Cascine come una delle più graziose passeggiate, appuntamento preferito dalle dame che a bordo di eleganti carrozze combinavano eccitanti soirées.

Il carattere dei cittadini è giudicato dai più parsimonioso ma molto apprezzata è la vivacità della vita culturale, cui gli stranieri, d'altra parte, contribuiscono non poco: «mille accoglienze sono riservate agli stranieri e soprattutto ai letterati per i quali essi manifestano una singolare venerazione» (Rogissart, 1700).

La città e le colline

La città è considerata tutt'uno con le sue colline che le donano gran parte del suo fascino. Non a caso Montaigne (1581), dopo aver affermato: «non so perché questa città sia chiamata bella per eccellenza», in un secondo momento si ricrede solo grazie al panorama visibile dalle colline, giudicato da tanti viaggiatori, del resto, davvero incantevole. L'intreccio del fogliame luminoso con i monumenti pittoreschi e l'Arno azzurro che serpeggia tra terre lussureggianti, costituisce uno spettacolo ineguagliabile. La campagna, fra l'altro, è il luogo ideale per sceneggiare quello stato di felicità campestre tanto caro ai romantici, spesso deliziati dal canto dei contadini.

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