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Prima Tappa: Firenze. La via del Nord

Veduta delle Cascate dell'Acquacheta negli Appennini di S. Benedetto

Bologna-Firenze via Pietramala

La via di accesso più ovvia e soprattutto più in grado di garantire lo scorrere di un regolare flusso commerciale e turistico è quella che proviene da Bologna. Valicando le montagne per i passi della Raticosa e della Futa, la strada che conduce a Firenze via Pietramala può essere percorsa in una giornata di viaggio grazie alle nove attrezzate stazioni di posta che la punteggiano.

Celebre il racconto di Charles de Brosses (1740) che descrive il suo arrivo da Bologna a Firenze in una sola giornata con cinquantacinque miglia di cammino; una giornata di posta delle più dure, tuttavia, a causa delle difficoltà delle strade. Salire e scendere dagli Appennini non era infatti cosa facile e sebbene quelli che si incontrano procedendo nello stato pontificio «sono dei bravi diavolacci di appennini», quelli del versante toscano «sono più difficili da abbordare», rustici e selvaggi. Sul cammino si incontra la cittadina di Firenzuola, poi quella di Pietramala. Dalle alture si scorge la vallata in cui spicca la città, circondata dalle ville e da una ridente campagna. Il panorama è così piacevole alla vista che molti viaggiatori, de Brosses fra questi, una volta giunti in città vorranno rivivere il fascino della veduta salendo sul campanile di Giotto.

Una strada non proprio agevole

Strada da Bologna a Firenze, Antonio Giachi, secolo XVIII

Il racconto di de Brosses si inserisce in una trafila di fonti lunghissima che, da Montaigne (1581) in poi, tratta con monotona sistematicità il tema del contrasto tra il brullo Appennino e la ridente campagna toscana.

Esso è utile a ricordarci che, sebbene sicura, quella via di accesso alla Toscana non era comoda nel senso moderno della parola, sebbene poi lo fosse in paragone ad altre. Vi sono, a spiegazione di questo fatto, ragioni anche politiche. I prevalenti interessi politico-militari propri agli stati di antico regime, infatti, consigliavano di mantenere le strade di valico in condizioni di precarietà piuttosto che occuparsi degli interessi commerciali che saranno di pungolo ad un loro successivo miglioramento, dalla fine del secolo in poi.

Si tratta comunque di un percorso che presenta diverse risorse paesaggistiche: dalla lussureggiante campagna bolognese, inerpicandosi sui fianchi appenninici, le distese dei campi sono sostituite da distese di boschi, querce e castagni, a perdita d'occhio. Vi sono poi due luoghi che non mancano di stupire i viaggiatori. Il primo è Pietramala, con le sue fiammelle bluastre che scaturiscono come per incanto dal terreno, suscitando le più disparate congetture, fino a che Alessandro Volta non dimostrò, nel 1780, essere provocate dalla fuoriuscita naturale di gas metano (Rodolico, 1945). Il secondo è San Piero a Sieve, monastero dei frati trappisti celebri per la rigidità della regola e, quelli toscani, per la fabbricazione dei sigilli.

Un cambiamento di percezione

Personaggi settecenteschi in contemplazione e pittura del paesaggio

Una ultima considerazione riguarda la mentalità dei viaggiatori del Settecento: sensibile al paesaggio agrario per quanto di ordine e razionalità in esso l'uomo esprimeva, era restia a farsi affascinare dalla selvatichezza e dalla varietà indisciplinata del paesaggio montano. Mentre miglioravano le condizioni infrastrutturali, dunque, il mutamento di sensibilità determinava anche un nuovo affetto verso questi scenari fino ad allora considerati aspri, difficili, scabrosi.

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