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La via ligure: Lucca

Massa e dintorni in una carta settecentesca di Antonio Giachi

Una strada impervia per tutto il XVIII secolo

Fino all'età della Restaurazione, percorrere l'itinerario che da Genova conduce a Lucca-Pisa (più di rado direttamente a Pisa) e di lì a Firenze, risultava una scelta piuttosto ardua. Soltanto nel 1823 il sentiero impervio, una mulattiera scoscesa anche per i muli, divenne comoda strada carrozzabile da cui si poteva pienamente apprezzare un meraviglioso panorama. I villaggi di Rapallo, Chiavari, Sestri, potevano costituire piacevoli soste, con le loro case dipinte, i giardini, le spiagge di ciottoli. Oltrepassato però il villaggio di Bracco, man mano che si saliva, il paesaggio diventava sempre più severo, almeno fino a Borghetto, dove quello agrario di castagni, ulivi, fichi e vite rincuorava fino a giungere nel golfo di La Spezia e nelle confortevoli stanze dell' Hotel de Londres di Sarzana, oltre le correnti spesso impetuose del Magra. A quel punto con due tappe (Massa e poi Lucca o Pisa), si era a Firenze.

Le testimonianze di alcuni viaggiatori

Sarzana e dintorni in una carta settecentesca di Antonio Giachi

Nonostante le condizioni proibitive del secolo precedente, vi furono alcuni viaggiatori che scelsero comunque questa strada per transitare verso la Toscana dopo il loro arrivo in Italia. Fra di essi, nel 1728, Montesquieu e quasi quarant'anni dopo, nel 1765, Tobias Smollett. Da Genova fino a Lerici, superato il Magra, raggiungono Sarzana e da qui, oltrepassati i territori del Ducato di Massa e Carrara soggetti al duca di Modena, raggiungono Lucca. Smollett lo ricorda così: «dopo essere entrati in Toscana attraversammo una bella e grande foresta di querce, che ci sarebbe piaciuta ancor di più se non avessimo temuto d'esser sorpresi dalla notte o dai malandrini. La penultima sosta della giornata fu Viareggio, specie di porto di mare sul Tirreno e che appartiene a Lucca. Le strade sono poco buone e gli alloggi orribili».

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