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La vita intellettuale

L'articolato giudizio di de Brosses (1740) può essere considerato paradigmatico dell'ammirazione per la vita intellettuale della città, cui i viaggiatori guardano con grande rispetto. Le coordinate restano le stesse, sebbene a volte meno approfondite e competenti di quelle del viaggiatore francese: «la letteratura, la filosofia, le matematiche e le arti, sono ancor oggi in sommo onore in questa città. L'ho trovata piena di gente di lettere, sia tra i nobili, sia tra i letterati di professione. Non soltanto essi sono perfettamente al corrente delle condizioni della letteratura nel proprio Paese, ma mi sono sembrati aggiornati anche su quelle di Francia e d'Inghilterra. Stimano soprattutto coloro le cui ricerche hanno per scopo qualche pubblica utilità, che possa essere di giovamento a tutta la nazione; [...] bisogna riconoscere che ai fiorentini riesce più facile che ad alcun altra popolazione d'Italia coltivare le lettere; sono agiati, hanno tempo libero, non avendo né milizie né intrighi né affari di Stato. Tutte le loro occupazioni debbono dunque ridursi al commercio ed allo studio; e per quest'ultimo, gli abitanti di Firenze non possono fare a meno di risentire di tutte le comodità che sono state raccolte per loro nel corso di vari secoli e principalmente in fatto di monumenti dell'antichità, biblioteche e manoscritti».

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