Le biblioteche
La biblioteca di Magliabechi
Ed è la biblioteca, ed il suo leggendario bibliotecario Magliabechi, a fare la parte del leone nel tracciato culturale impresso nelle pagine dei viaggiatori. Il capitale librario del granducato è considerato un vero e proprio tesoro e molti mettono in luce l'iniziativa dei granduchi di renderlo di pubblica utilità. Si parla di migliaia e migliaia di volumi che impressionano i visitatori.
Inscindibile dalla visita alla biblioteca principale di Firenze l'ammirazione e l'omaggio reso al celebre bibliotecario. Gibbon (1764) ha per lui espressioni di notevole apprezzamento: «Magliabechi era, diremo così, la personificazione della memoria, una intelligenza che non poteva lavorare da sé sola ma che sarebbe stata un indice parlante, e dei più utili, per un uomo di genio occupato in qualche lavoro letterario. Ho veduto in questa biblioteca come la vita intera di quest'uomo era stata consacrata alle Scienze».
La Laurenziana
La descrizione della biblioteca di Magliabechi, «grandissima, molto ben fornita di buoni libri, e abbastanza anche di manoscritti» (De Brosses, 1740), si accompagna a quella dei Medici a S. Lorenzo, «una grande galleria formata esclusivamente da manoscritti [novemila, secondo Valéry, 1828] allineati su grandi leggii ai quali ogni volume è attaccato con una catena di ferro; di modo che non possano essere asportati» (De Brosses). Il particolare viene notato perché certo insolito. «L'aspetto severo di questi grossi volumi incatenati annunciano», secondo Valéry, «costumi letterari propri di un'altra epoca». Tra le opere degne di menzione vi sono le Storie di Tacito, un Virgilio in lettere maiuscole, antichissimo, le Pandette, una famosa copia del Decameron, per citare solo i più noti. Alla Laurenziana si riconosce la fama di essere la più ricca d'Europa, ma vanamente, secondo Dupaty (1785), portatore di un punto di vista alquanto insolito: che importa, sostiene, che questi manoscritti abbiano mille anni se sono divenuti inutili, giacché sono stati stampati? Il rispetto per l'antichità è, a suo parere, «una malattia dello spirito umano».
Marucelliana, Palatina, Riccardiana
Altre biblioteche che entrano nel novero della citazioni sono quella di Marucelli, fondata nel 1751, la meno antica delle biblioteche pubbliche di Firenze, che apre nei giorni in cui la Laurenziana è chiusa dato che il bibliotecario è lo stesso (De Sade, 1776), considerata una sua appendice anche per via dell'amministrazione comune, e la Palatina dove si vedono manoscritti antichissimi e, tra i moderni, i Viaggi di Cosimo III, con carte minutissime. Interessante la chiosa di de Sade: «vedendo questa bell'opera ci si convince che questo principe voleva ricavare un gran frutto dai suoi viaggi, e che pochi sono i sovrani di cui si possa dire altrettanto». Meno frequente è l'interesse per la biblioteca Riccardiana, di cui Valéry (1828) ricorda le lettere di Poggio Bracciolini, che sono «un quadro dei costumi [...] e degli uomini del rinascimento».
Biblioteca di Palazzo Pitti
Celebre la biblioteca di Palazzo Pitti che Lalande (1765) visita, riferendo che ospitava due grandi globi e custodiva una splendida raccolta di manoscritti e opere a stampa, rare e di pregio, comprendente più di trentacinquemila volumi. Un elenco dettagliato del patrimonio antico e raro, distribuito in pagine e pagine, è fornito da Valéry (1828) che ne è entusiasta e sostiene, fra l'altro, il primato della insuperata collezione di carte geografiche.
Il gabinetto Vieusseux e altre
Solo nelle descrizioni più particolareggiate, come quella di Valéry, è citato il gabinetto Vieusseux, che non sfigura «accanto ai vecchi e dotti depositi letterari» delle biblioteche, raccogliendo giornali, riviste, novità che compaiono in Europa e agendo in modo influente sulla civilizzazione e il progresso del paese. In Valéry è citata persino l'antica biblioteca del convento di San Marco, che accoglie il patrimonio del Niccoli.
Biblioteche di altre città
Resta appannaggio di relazioni informatissime la citazione, rapida, della biblioteca di Pisa, la sola altra che abbia un certo rilievo nella regione. Valéry conta oltre trentamila volumi tra cui i manoscritti del matematico Guido Grandi.