L'economia
Le manifatture
L'attività delle manifatture è quella che nel tempo assicura la prosperità all'economia fiorentina. Importanti non solo quelle dei tessuti ma anche quelle delle ceramiche (Doccia, Ginori) e quelle delle pietre dure.
Fra le città più industriose viene universalmente indicata Lucca proprio per la produzione e il commercio di pregiate stoffe orientali (damaschi, ormesini, baldacchini) e di sete gangia, cataia e georgiana. Per molti, anzi, l'epiteto di 'Lucca industriosa' trascende l'operosità della sua gente per includere il più autentico culto delle libertà repubblicane. Fra i tanti, Georg Friedrich Martini (1727-1745), ci ha lasciato, a metà del Settecento, preziose descrizioni e disegni analitici ed efficaci dei telai lucchesi e dei sistemi di produzione delle stoffe.
A. C. Valéry (1828) parla della manifattura delle pietre dure come di una celebre e brillante industria fiorentina alla quale sono debitori le tavole di Palazzo Pitti, il grande tavolo ottagonale della Galleria, la cappella dei Medici. Un'industria sempre sostenuta dal granduca, per il quale soltanto essa lavora, e che sembra sempre degna della sua reputazione.
Interesse assai sollecito viene mostrato nei confronti del sistema bancario livornese, in diretta connessione con le rimesse di denaro dei commercianti inglesi e le lettere di credito dei viaggiatori. Ad altre banche toscane, i viaggiatori imputano spesso un certo torpore e denunciano che 'quando i denari riposano nella cassa' l'economia fatalmente ristagna.
Involuzione dell'economia toscana
Il fugace accenno alle industrie fiorentine da parte di Evelyn che, nel 1644, racconta di una visita alle manifatture della seta, del damasco e del velluto («che si dice portino alla città introiti sotto forma di tasse nell'ordine di due milioni d'oro all'anno»), traccia un quadro florido dello stato dei commerci che non corrisponde più, un secolo dopo, alla scarsa agiatezza registrata dai viaggiatori. Smollett rileva infatti, negli anni sessanta del XVIII secolo, una situazione compromessa («Sebbene Firenze sia abbastanza popolata, il suo commercio sembra ben poco animato»), in cui le attività commerciali sembrano tutte destinate ad esaurimento e l'unica risorsa cui gli abitanti si appigliano è quella che proviene, indirettamente, dalla residenza dei granduchi nella regione e dalle loro esigenze. Della evidente involuzione, nella seconda metà del Settecento, sarà anche complice la progressiva estenuazione della dinastia medicea (con la morte di Giangastone nel 1737 e quella della moglie nel 1742, che non lasciarono figli). Trenta anni dopo Young, di fronte alla superba bellezza della città e, per contrasto, al languore dell'economia, si dice infatti stupito di come i Medici, signoreggiando una regione montagnosa e con non più di un milione di sudditi, abbiano potuto accumulare testimonianze tanto straordinarie da non stare a paragone con quelle messe insieme dai Borboni, che hanno governato per ottocento anni circa venti milioni di sudditi.