Gli itinerari della salute: la salubrità dell'aria
Giudizi altalenanti sulla salubrità dell'aria
C'è stata una moda che ha fatto epoca tra i grandtourists, soprattutto inglesi: il soggiorno toscano, specie pisano, come rimedio terapeutico per patologie di diverso genere. Colonie di inglesi, per esempio, affollavano Pisa e dintorni magnificandone le condizioni climatiche come ideali per i malati di tisi. Questa microtradizione si inserisce in un generale giudizio molto positivo sull''aria' delle città toscane, passate alla storia come salubri, e tuttavia, nei resoconti dei viaggiatori, tra secolo e secolo sottoposte a giudizi molto altalenanti, anche a riguardo dello stesso sito. Berkeley (1720), sciovinista al punto da affermare, dopo aver visitato la Toscana, di non avere visto «nulla che potrebbe farmi desiderare di trascorrere la vita fuori dell'Inghilterra e dell'Irlanda», afferma altresì che «l'unico vantaggio in Italia è l'aria che, come si sa, è più calda e meno umida che da noi» (anche se poi soggiunge «per quanto, dubito che ciò sia in fondo più salutare...»!).
L'aria a Firenze
Firenze, per Deseine (1699), possiede un'aria «molto sottile e molto sana» ed è proprio questa sua qualità a determinare l'ingegno e lo spirito artistico dei suoi cittadini tra i quali si annoverano «i migliori pittori, scultori, architetti, musicisti, poeti, oratori, storici e filosofi d'Italia» mentre Pisa non è altrettanto salutare, il che rovescia il giudizio più tardo su queste città, la prima disertata, la seconda eletta. Differente, e per eccesso come è nel suo stile, il giudizio del marchese De Sade sullo stesso argomento (1776). L'aria della città è cattiva e malsana, essendo attraversata da un fiume quasi sempre a secco d'estate e circondata da montagne. Detestabile soprattutto da ottobre in poi, in questo periodo la dice addirittura mortale, come si evince dalle continue morti improvvise per apoplessia e dalla leggenda, cui tende a dar credito, secondo cui se di notte si lascia un tozzo di pane a impregnarsi dell'aria mortifera proveniente dall'Appennino, e poi lo si dà ad un cane, la bestia muore senza scampo. La costituzione degli abitanti, in maggioranza magri, pallidi, con denti cattivi e occhi in pessimo stato, confermano a suo dire questo dato di fatto.
L'aria a Pisa
Pisa non è da meno, nel suscitare giudizi così variabili che si elidono tra loro. Ci sono gli entusiasti, come Boyle, che parla di una posizione eccellente con un'aria «altrettanto salubre e calda quanto quella di Napoli», ma nel giro degli stessi anni, la metà del Settecento, ci sono i detrattori, come Grosley (1758) che definisce l'aria di Pisa «umida, pesante e malsana»; per finire, c'è anche una bella schiera di viaggiatori che propende per la stagionalità: «la temperatura della città di Pisa è così mite e gradevole d'inverno che quasi non ci si accorge del rigore della stagione, soprattutto quando è piovosa. Gli stranieri che sono convalescenti, che soffrono di petto o di reumatismi, trovano qui un sicuro sollievo, ma non appena i primi caldi si fanno sentire bisogna lasciare la città e ritirarsi a Firenze o nelle montagne. L'aria diventa malsana» (Richard, 1761).
L'aria a Livorno
L'apprezzamento del porto franco di Livorno, prospero emporio commerciale e libera città cosmopolita, coinvolge anche il suo clima. La città infatti, considerata nei tempi antichi un sito malsano dove si respirava aria cattiva per via degli acquitrini e delle paludi che la circondavano, viene additata come un luogo di grande piacevolezza. Questa la ragione secondo John Ray (1663-1666): «ora che brulica di gente [la città], la gran profusione di fuochi (almeno così si suppone) ha purificato l'aria a tal punto che gli abitanti godono ottima salute e campano a lungo, come in ogni altra città o paese d'Italia». Anche Charles Marie de la Condamine (1754) parla di Livorno, strappata ad una costa deserta paludosa e malsana, come del massimo esempio di una salubrità conquistata, merito della politica oculata del governo che differenzia le città della Toscana da quelle dello Stato pontificio, rimaste inabitabili. Ma anche qui c'è l'altra faccia della medaglia, così che Misson (1688) sentenzia che a Livorno non solo manca l'acqua buona (che fanno venire da Pisa) ma anche l'aria si dice non sia di grande qualità.
L'aria a Lucca
Infine su Lucca abbiamo la voce di Gorani: parlando dei bagni posti sulle rive di un canale navigabile che proviene dal Serchio, afferma che alla piacevolezza del luogo si aggiunge la salubrità dell'aria e delle acque.
Il primato di Siena
In questo quadro, la città cui spetta la palma della salubrità dell'aria che si aggiunge, e spesso confonde, alle altre sue virtù (la purezza della lingua, l'amabilità della società), è la 'delizia d'Italia' (Lalande - 1765), 'l'Orléans d'Italia' (Lassels -1670), la Siena sempre amata che diventa spesso anche apprezzata meta a fini terapeutici: «un ricercato soggiorno estivo con i connotati di una vera e propria stazione termale» (Brilli, 1986a). L'ottima posizione, anzi la «saluberrima posizione per l'aria e per il suolo» come la definì Lassels, uno del padri del Grand Tour, la mitezza del clima e la sua bontà in ogni stagione sono gli elementi chiamati a giustificare questa preferenza, per cui Peter Beckford (1787) affermò: «non c'è modo più piacevole per trascorrere l'estate che fermarsi a Siena». La consuetudine della vacanza estiva a Siena perdura presso gli inglesi sino a oltre metà dell'Ottocento e si tramanderà poi ai viaggiatori americani.