Vai ai contenuti. Spostati sulla navigazione
Sezioni
Portale » il racconto » Una regione nar... » Viaggio attrave... » Gli inglesi a Firenze

Gli inglesi a Firenze

Il successo della capitale del granducato come meta di viaggio, la sua fama mondiale, deve moltissimo alla comunità inglese. Si può dire che furono gli inglesi a eleggere Firenze quale capitale artistica del mondo. Se nella seconda metà del XIX secolo un terzo dei cittadini di Firenze era costituito da stranieri, la maggior parte era proprio di provenienza anglosassone (altre colonie straniere non meno significative nella tradizione toscana furono quella tedesca e quella francese). Una colonia numerosa, della quale fecero parte il poeta e prosatore Walter Savage Landor, i Browning (Robert e Elizabeth, con il loro salotto letterario in Casa Guidi di via Maggio), George Nassau, terzo conte Cowper, la contessa di Orford, solo per citarne alcuni. Il fenomeno, sensibile nel XIX secolo, ha radici più lontane se già nel 1729 Montesquieu poteva affermare: «gl'inglesi si portano via tutto dall'Italia: quadri, statue, ritratti [...] ma gl'inglesi si portano via raramente roba di valore: gl'italiani se ne disfano il meno che possono, perché sono degli intenditori che vendono a gente che non lo è. Un italiano vi venderebbe piuttosto la moglie in originale che non un originale di Raffaello».
Gli anglo-fiorentini formavano una comunità colta, che collezionava, come si è visto, ma poi scriveva, e non solo corrispondenze di viaggio, e leggeva moltissimo. La loro storia è legata inoltre alle residenze extracittadine che spesso, nei passaggi di mano seguiti alla decadenza medicea e alla politica di tagli dei Lorena, finivano nelle loro mani. E' il caso di Lady Orford che acquista Villa Medici a Fiesole nel 1772 (che divenne Villa Spence nell'Ottocento restando anche dopo proprietà di area anglosassone), il caso di George Nassau che risiedeva a Villa Palmieri, o di Lord Holland, ambasciatore inglese presso la corte toscana, che prese in affitto nel 1845 la Villa di Careggi, e di molti altri.
L'immagine della comunità inglese a Firenze è strettamente legata alla figura di colui che ne è stato lungamente l'animatore, Sir Horace Mann. Cugino di Horace Walpole, l'illustre Primo Ministro dei regnanti Giorgio I e Giorgio II d'Inghilterra, Horace Mann a Firenze ricoprì dapprima l'incarico di segretario di legazione, successivamente fu investito del grado di inviato ed infine, dal 1738, accreditato come Ministro Britannico nella capitale del Granducato. L'incarico restò suo fino alla morte, nel 1786, passando il granducato dalla reggenza medicea a quella lorenese.

Horace Mann era un uomo brillante e un buon anfitrione: i suoi ricevimenti settimanali divennero luogo d'incontro della società mondana e intellettuale fiorentina. Fu descritto come «persona molto ricca, assai amabile e, malgrado fosse inglese, ricco di simpatia e di buon gusto» e con ancor più entusiasmo da Lady Orford, l'eccentrica ereditiera del Devonshire cognata di Horace Walpole, che lo descriveva come: «l'uomo più compiacente ed amabile che sia mai vissuto, ha una casa ch'è una delizia, si fa vedere molto in giro e vive con grandissimo sfarzo». La signora metteva poi in evidenza un dato che giustifica ancor meglio il primato toscano/fiorentino per la comunità itinerante per eccellenza, quella inglese, in quel momento storico: «la mescolanza di Tedeschi e d'altri forestieri rende questo luogo più acconcio di Roma o di Napoli alla vita di società».

inizio

Sviluppato con Plone CMS, il sistema open source di gestione dei contenuti