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La scultura

Firenze annovera nella scultura uno dei suoi tanti primati ma i viaggiatori vi si dedicano in genere, piuttosto che in maniera esclusiva, come corollario in visite dove è in primo piano l'interesse architettonico, come per le chiese, o quello per la pittura, come agli Uffizi.
L'egemonia degli Uffizi resta anche qui imbattibile con le statue e i busti degli imperatori romani, i tanti pezzi etruschi (la Chimera, l'Arringatore), il Bacco di Michelangelo e l'appuntamento imperdibile, nella sala della Tribuna, con l'Arrotino, i Lottatori e sopra tutti, la Venere dei Medici, di fortuna immutabile. Legata alla priorità della Piazza della Signoria con l'imponente Palazzo Vecchio, è la preferenza per gli esemplari scultorei che ne hanno decretato la fama: le due colossali statue all'entrata del palazzo, l'Ercole di Baccio Bandinelli e il David di Michelangelo (rari i dissidenti rispetto al giudizio entusiastico, fra questi il clamoroso abbaglio di Caylus - 1714: «sono di marmo, e non valgono niente»), quella equestre di Cosimo I del Giambologna e, ovviamente, la Loggia dei Lanzi dell'Orcagna, secondo Valéry (1828) «monumento capitale per la storia dell'arte, primo ornamento della piazza del Granduca, e, si può dire, il più bel portico del mondo», oltre che la fontana del Nettuno.
Di Pisa frequentemente citata è l'urna antica sostenuta da una colonna di granito, «pretesa tomba della figlia della contessa Matilde, che è in realtà un'antica tomba sulla quale è raffigurata in bassorilievo una caccia al cinghiale»: secondo De Brosses (1740), è «uno dei monumenti più belli che rimanga della scultura antica».
Casi particolari sono esemplari fuori dalla norma, come la colossale statua dell'Appennino della Villa di Pratolino.

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