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L'architettura

Firenze

Ai capolavori architettonici (diversamente che a quelli della pittura e della scultura) i viaggiatori guardano, dal lato del giudizio artistico, con una relativa maggiore libertà. Quel punto di vista perciò così diffuso, ostile alla tradizione gotica (detta anche 'alla tedesca' o, tout court, 'barbara'), su questo argomento presenta discontinuità e sorprese. Anche per i grandtourists dei secoli passati la Piazza del Duomo di Firenze è il centro dell'attenzione e delle speculazioni più o meno verbose dei suoi ammirati visitatori: Santa Maria del Fiore, la sua cupola, lo gnomone, il campanile disegnato da Giotto; il Battistero con le porte di bronzo del Ghiberti di fama universale, la centrale soprattutto, quella che si dice Michelangelo affermasse essere la porta del paradiso. Il Duomo in particolare, sebbene antico, non sembra contaminato da quel gusto gotico che annuncia agli occhi di molti osservatori la barbarie artistica. Così è per esempio per Montesquieu (1728), che lo definisce: «uno dei più bei pezzi che l'architettura gotica abbia potuto concepire [...], di una bellezza maestosa [...], l'esterno, di marmo bianco, rosso e nero, produce un bell'effetto [...]». La piazza tutta sembra per lui derogare all'opinione generalmente negativa di cui si fa portavoce (per esempio nella visita a S. Croce e al Carmine). Anche il campanile «ha, come la chiesa, oltre la sua grandezza, una grande aria di bellezza» e, dopo averlo descritto lo definisce il miglior gotico forse d'Europa commentando (e rivelandoci un pregiudizio di fondo): «bisognava che gli artefici fiorentini fossero per quei tempi dei bei geni poiché erano già superiori alla loro arte e facevano (se mi si consente questa espressione) con gusto delle cose di cattivo gusto».
L'architettura religiosa in generale fa da padrone nell'agenda di visita della città con S. Lorenzo e la cappella dei Medici, Orsanmichele (definita da Valéry - 1828 -, ancora una deroga alla comune avversione per l'arte dei 'primitivi', «edificio gotico [...] uno dei più nobili e caratteristici di Firenze, che riunisce i capolavori dei suoi primi artisti»), l'Annunziata e, naturalmente, S. Croce, il «pantheon di Firenze» con il mausoleo di Michelangelo, di Galileo, la tomba di Machiavelli, il cenotafio di Dante, e gli altri monumenti funebri. Un posto di riguardo merita anche S. Maria Novella (cui Richard, nel 1761, attribuisce quel ruolo di eccezione alla regola di disprezzo per l'arte gotica da altri individuato nel Duomo: «grande chiesa dei domenicani, una delle più belle d'Italia, benché sia stata cominciata nel tredicesimo secolo e conclusa all'inizio del quattordicesimo. Si vede in questa costruzione che il buon gusto cominciava allora a rinascere a Firenze [...]»), S. Spirito, l'Annunziata, il Carmine. L''offerta' dell'architettura religiosa del resto era talmente invadente da far esclamare a Rogissart (1701): «non finiremo mai se avessimo l'intenzione di visitare tutte le chiese di questa città. Ve ne sono così tante che potremmo tranquillamente chiamare Firenze la Religiosa, così come si dice Firenze la Bella».
Non meno riguardo è destinato ai palazzi fiorentini, apprezzati piuttosto per la loro solidità che per la loro grazia. Valéry (1828) a questo proposito afferma che «l'architettura dei palazzi di Firenze sembra singolarmente grande, solida, austera: i massi rocciosi di cui è ricca la Toscana e che servirono per le antiche e colossali costruzioni etrusche furono impiegati anche dai primi architetti fiorentini» responsabili della creazione di «queste specie di fortezze». Tra di essi, palazzo Riccardi, palazzo Capponi, palazzo Gherardesca, Peruzzi, Rucellai, Corsini, Strozzi. Il Journal di Saint-Non (1761) rovescia questo consueto ordine di precedenze ritenendo che siano proprio i palazzi a saper «compensare la scarsezza di curiosità delle chiese di Firenze». Di essi ammira sopra ogni altro palazzo Riccardi che «oltre a una raccolta scelta di quadri, contiene una galleria il cui soffitto è tutto affrescato da Luca Giordano [...]», arrivando a sostenere che «per quanto mi riguarda, è una delle cose che mi sono piaciute di più in tutta l'Italia».
Un posto a parte merita Palazzo Pitti dove però le considerazioni architettoniche sono spesso solo una sbrigativa introduzione alla presentazione della galleria e delle sorprese del Giardino di Boboli.

Le altre città della Toscana

Sempre l'architettura religiosa in primo piano, è ancora Pisa che fa la parte del leone con lo sconvolgente gruppo della Piazza del Duomo, non solo unico in sé ma anche, considerato 'pezzo per pezzo' di straordinaria ricchezza. A lungo il viaggiatore si trattiene a descrivere il Duomo, identificando solo tardivamente in Buschetto il progettista per molto tempo confuso con un 'anonimo greco'; raccontando che in esso confluirono gran parte dei tesori acquisiti nel commercio col Levante e nelle Crociate (ecco il perché, si dice, delle tante colonne greche e orientali); citandone statue e quadri di diversa fattura (fra cui la Sant'Agnese con l'agnello di Andrea del Sarto), gli altari (quello di S. Ranieri, patrono di Pisa), il Pulpito del Predicatore di Giovanni Pisano, la porta bronzea del transetto destro, opera di Bonanno Pisano, con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Certo anche il Duomo non può affrancarsi dal taglio critico dominante in tempi di crociate artistiche antigotiche che sminuisce la sua importanza agli occhi di molti critici dell'arte antica e fa dire a De La Roque (1777): «la Cattedrale è un vasto vascello di costruzione gotica, ammirevole solo per la bellezza dei marmi e la ricchezza degli ornamenti che vi sono profusi con eccesso»! E tuttavia, per quel fenomeno che abbiamo visto comune, per cui alcuni 'pezzi' potevano occasionalmente essere affrancati dal giudizio di biasimo e, 'nonostante' il loro essere gotici, entrare nel novero degli oggetti apprezzabili, fa da contraltare a De La Roque, uno per tutti, Labat (1706) che scrive per il Duomo righe di ammirazione quasi senza riserve: «la Cattedrale che chiamano il Duomo è di una grande bellezza, sebbene sia costruita secondo il gusto gotico, che chiamano 'alla tedesca' in Italia. Ha delle proporzioni così giuste, [...] gli ornamenti sono distribuiti così a proposito, è così pulita e tenuta con tanta cura, che io ho sempre provato un infinito piacere a soggiornarvi a lungo ogni volta che sono passato per Pisa». Analoga la sorte della pur citata Cattedrale di Siena la cui bellezza è sempre difettata dallo stile gotico che l'ha ispirata. Addison (1701), dopo una requisitoria su questi temi («quando si pensa quali pene e quanta spesa i nostri progenitori hanno prodigato in questi barbari edifici [...]»), conclude la sua descrizione sintetizzando nel giudizio sulla facciata il suo pensiero: «la facciata è adorna di una tale varietà di figure e percorsa da così tanti meandri e labirinti che niente al mondo potrebbe fornire una scena più gradevole per coloro che preferiscono la falsa bellezza e l'artificio ornamentale alla nobile e modesta semplicità»; Lalande (1765) offre una chiave di lettura diversa della stessa visione affermando che il Duomo potrebbe piacere, se solo «si prendesse l'abitudine di ammirare la nobile e maestosa semplicità dell'architettura antica piuttosto che questo delirio d'ornamenti».
Tornando a Pisa, assolutamente non trascurabile è il Battistero (di cui Misson - 1688 - presenta la caratteristica risonanza ad eco di grande impatto acustico, tuttora osservata dai visitatori), con almeno il pulpito di Nicola Pisano e, neanche a dirlo, il Campanile, meglio noto come Torre pendente, su cui si sprecano le congetture, i calcoli, le previsioni di durata nel tempo.

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