L'emergere di Firenze e della Toscana come mete d'eccellenza
Posizione defilata per la Toscana
Quand'anche la penisola venga percorsa palmo a palmo, con la minuzia per esempio di Deseine (1699), che riporta micro-sezioni di percorso in cui, accanto a Siena, Arezzo e Firenze, compaiono Pratolino e l'isola d'Elba, la meta agognata del viaggio italiano resta a lungo Roma, la capitale del cattolicesimo, e in second'ordine Venezia, la regina del mare. Il resto d'Italia è semplicemente una tappa di percorso. Se è vero che diverse città, anche molto piccole, sono spesso incluse negli itinerari, la loro presenza è spesso contingente oppure quasi neutra per lo spirito e gli occhi del viaggiatore.
XVIII secolo: un apprezzamento tiepido
Sembra essere inclusa in questo destino anche la Toscana, sebbene agli occhi del turista moderno sia piuttosto inconcepibile. In effetti i giudizi settecenteschi sono in genere melanconici, registrano elementi negativi come la crisi demografica oppure svalutano l'esperienza storico-artistica, dato che è ricorrente sentir parlare dell'arte e dell'architettura medievale come di un costume «barbaro». Per gli inglesi, ad esempio, le cittadine medievali erano ben meno interessanti rispetto a Genova o Venezia o Roma visto che ne possedevano un equivalente, per quanto sbiadito, nelle loro Oxford o Cambridge. Il raffinato Lord Burlington, nel 1714, in visita a Pisa per l'immancabile omaggio alla Piazza dei Miracoli, trascura infatti Firenze, e del resto nessun disinteresse fa più rumore di quello noto di Goethe. Berkeley, che nel primo ventennio del Settecento si trattiene in Toscana per cinque mesi, conclude il suo tour nella regione affermando che, visitate Pisa, Lucca, Pistoia, Firenze, «non ho visto nulla che potrebbe farmi desiderare di trascorrere la vita fuori dell'Inghilterra».
XIX secolo: esplode una fortuna lungamente preparata
Eppure, leggendo le pagine dei viaggiatori si comprende come l'impressione provocata da Firenze non sia superficiale, come i sentimenti che suscita sono da sempre speciali e unici. Si intuisce che le ragioni della fama che si è guadagnata si sono insediate da un tempo molto lontano. Il suo incontestabile primato Firenze lo conquistò però nei secoli, trionfando su tutti i concorrenti durante l'Ottocento. Agiscono in questa direzione da una parte il riconoscimento della bellezza del paesaggio toscano, sintesi di lavoro umano e bellezza naturale, dall'altra la riconsiderazione della civiltà storica e artistica della Toscana, oltre che, ininterrottamente, la modernità cosmopolitica di Livorno.
L'ascesa al trono di Pietro Leopoldo fu decisiva. Con lui, riconosciuto come grande innovatore in campo istituzionale ed economico, la Toscana divenne, agli occhi d'Europa, il luogo di concreta verifica degli assunti teorici cari all'illuminismo.
Determinante l'azione del console inglese Horace Mann che divenne un punto di riferimento per gli stranieri di passo. Scrive Anna Miller nel 1776: «Mann ha insegnato come si vive, la sua tavola è elegante, le sue maniere gentili incantano tutti, compresi i suoi compatrioti. Già alla fine del XVIII secolo Firenze e il suo circondario appaiono come un angolo d'Inghilterra trasportato in Toscana».