Grand Tour

Nel Seicento, le collezioni granducali allestite nella Galleria degli Uffizi, con la loro mescolanza di opere d'arte e oggetti preziosi e bizzarri, sono al primo posto nel gradimento dei forestieri.

L'organizzazione delle arti nel principato mediceo, che si serviva, per ampliare l'industria artistica di corte, di artefici forestieri (arazzieri, miniatori, tipografi), contribuì anch'essa all'interesse suscitato dalla città. Sono molti gli artisti che disegnano, copiano, fanno rilevazioni, studiano l'architettura, come lo scozzese Robert Adam. Quel vero museo di scultura all'aperto che era Piazza della Signoria, del resto, costituiva un richiamo mai decaduto.

Nel 1614 Lord Arundel inaugurò la moda del collezionismo, che dilagò nel secolo successivo, grazie anche ai buoni uffici di Thomas Patch (il cui atelier, per le sue caricature, ritratti in conversazione o vedute urbane, era frequentato dai viaggiatori più facoltosi - Brilli, 1993) o a quelli di Francis Harwood, con i suoi bronzi e marmi figurati e d'arredo.

Anche gli scienziati visitavano la città, per discorrere con Galileo (come Hobbes o Milton) o i suoi discepoli, oppure per interessi specifici, come quelli del botanico John Ray (1663-1666), per l'attrazione verso i congegni scientifici, dai microscopi ai telescopi, che il sapere matematico e l'abilità artigianale dei fiorentini continuamente perfezionava. Come sottolinea Brilli, infatti: «è in particolare la Firenze di Cosimo III che intrattiene rapporti con la Royal Society londinese, ispirata all'Accademia del Cimento».

Grande interesse suscita la fama della scultura in bronzo oltre che l'assetto urbanistico della città, a partire dalle strade lastricate per finire ai palazzi e all'architettura civile. L'apprezzamento per i palazzi rinascimentali, che sottraeva il primato all'architettura religiosa, sarebbe stato sostituito da un giudizio di rudezza o di eccessiva semplicità.