Vetture a noleggio
Il viaggio per cambiatura
Affrontare il viaggio con un mezzo di proprietà era privilegio di pochi. Se non si volevano correre le poste ma non ci si potevano permettere i costi di una vettura propria, peraltro gravati dalla tassa doganale di passaggio di Stato in Stato, altra più economica opzione era il viaggio 'per cambiatura'. Esso prevedeva, una volta presa in affitto la vettura da un carrozziere, il noleggio dei cavalli da parte dei mastri di posta, secondo il numero dei passeggeri e il peso dei loro bagagli, con l'assistenza di uno o più postiglioni (in genere uno ogni due cavalli), quando non vi fosse vetturino proprio. I prezzi di questa operazione, benché molto variabili a causa della differenza di conteggi tra Stato e Stato, erano molto più popolari. De Brosses (1740) per esempio informa che i prezzi «sono bassi negli Stati pontifici ed esorbitanti in Lombardia e Piemonte. In genere bisogna sempre servirsi di una carrozza propria e munirsi di un libro di posta per prevenire la furfanteria dei mastri i quali ingannano, finché possono, i forestieri».
Il viaggio con il vetturino
Ma la modalità più frequente e più economica era piuttosto quella del viaggio con il vetturino, una categoria così numerosa che la concorrenza limava i prezzi verso il basso, sempreché si avesse piacere a viaggiare ad una andatura molto lenta (imposta da disposizioni dei diversi Stati, per limitare i danni della concorrenza ai servizi di posta). Un contratto con il vetturino, che garantiva certamente maggiore libertà di movimento e indipendenza, comprendeva di regola non solo il trasporto ma anche il vitto (a 'menu fisso'), l'alloggio e il numero delle tappe stabilite. L'inconveniente di questa soluzione stava tutto nella inveterata abitudine dei vetturini a non rispettare i patti e offrire servizi di scadente qualità. Spesso si andava incontro ad amare delusioni: che si pretendessero compensi supplementari, che lungo la strada venisse subappaltato il contratto ad altro vetturino (il quale avendo ricevuto meno denaro, lesinava sui rifornimenti ai passeggeri); che il vetturino firmasse l'accordo pur sapendo che la strada da percorrere fosse ad un certo punto interrotta - e considerando l'impedimento causa di forza maggiore, si riteneva esonerato dalla restituzione del prezzo riscosso - e altre furberie di cui abbondano le pagine dei viaggiatori (Astengo, 1992). Mariana Starke ad esempio, con la diffidenza che la contraddistingue, si compiace di parlare ampiamente della diffusa ruberia italiana; James Paul Cobbett (1821), invece, è grande estimatore del viaggio con il vetturino, entusiasta soprattutto della convenienza economica di questa soluzione.