Le carrozze di proprietà
La soluzione di viaggio più lussuosa
La business class del grandtourist era dunque la carrozza padronale. I modelli e le relative prestazioni dei mezzi sono molto vari, come si evince dalla letteratura sul tema. Manuali, prontuari, opuscoli si esercitavano sui vari argomenti di bon ton legati alla situazione itinerante (da qui si apprende, per esempio che spettava solo ai viaggiatori seduti nel senso di marcia la facoltà di alzare o abbassare i vetri dei finestrini - Brilli, 2004) ma quel che più importava, aggiornavano gli standard dei veicoli proprio come le moderne riviste.
Un modello insuperato fu la carrozza di Napoleone esposta a Piccadilly che sbaragliò tutte le precedenti grazie ad un equipaggiamento interno strabiliante, che stipava ogni genere di oggetti con precisione millimetrica. Era un'abitazione ambulante che soddisfaceva pienamente l'ambizione di possedere un mezzo che simulasse per comodità e accoglienza quelli della propria stessa casa (Brilli, 2004).
Requisiti tecnici fondamentali
Le qualità essenziali della vettura erano ritenute la solidità, la stabilità ed equilibrio del mezzo, la leggerezza, la fluidità della marcia, l'efficacia delle sospensioni. Le guide consigliavano carrozze di fabbricazione inglese (la ditta Hopkins era la più accreditata), predisposte per le strade continentali. Esse dovevano essere dotate di balestre rinforzate e a breve escursione, ruote anteriori sufficientemente alte per non affondare nei terreni sabbiosi o argillosi, attacchi supplementari per muli o bovi utili nelle salite, una cassa contenente attrezzi di montaggio e smontaggio per le traversate del mare e delle Alpi (un piccolo cric, un martello robusto fatto ad ascia, catene, corde), assi di legno piuttosto che di ferro, dato che queste ultime si surriscaldavano facilmente ed erano soggette ad incrinarsi se esposte al freddo intenso, un cofano portabagagli, un imperiale leggero. Tra i modelli di carrozze eccelleva la berlina quattro ruote, con cassa sospesa tramite cinghia, copertura e vetri mobili, adatta per il trasporto di sei persone. Per viaggiare in due era spesso preferita la sedia di posta, veicolo agile e perciò capace di grande velocità.
Gli accessori
Ogni carrozza veniva accessoriata in modo più o meno personalizzato, fino a soddisfare le più curiose stravaganze. Proprio le richieste dei clienti privati erano quelle che introducevano modifiche e innovazioni che poi diventavano 'di serie' anche nelle vetture destinate al noleggio. La buona riuscita del viaggio dipendeva dalla raffinatezza dell'equipaggiamento su cui si poteva contare sia nella fase del movimento sia in quella della sosta.
Durante il viaggio, il problema essenziale era il rapporto fra l'assoluta mancanza di spazio e l'esigenza di comodità. Soddisfarla era compito di carrozzieri, tappezzieri, ebanisti, argentieri e di tutti gli altri artigiani che miglioravano di modello in modello la comodità del mezzo nella sistemazione dei posti e nella razionale distribuzione di ripostigli di varia natura, di cassetti, tasche, di buoni cuscini per attutire gli scossoni del veicolo e smussarne gli angoli, di chiusure 'ermetiche' per i finestrini e di ganci e molle per le tendine.
Durante la sosta, invece, bisognava essere preparati ad affrontare in autonomia ogni genere di necessità se non si voleva cadere vittima delle pessime locande. L'ingegnosità nello stipare quanti più oggetti possibile, dal servizio da pranzo al nécessaire da toeletta, dallo scrittoio al letto smontabile, era pagata profumatamente.
I viaggiatori più equipaggiati si facevano precedere da altre vetture, chiamate fourgon, per la servitù, i bagagli, i vettovagliamenti.
Si diffuse con successo anche la variante della dormeuse, vettura che poteva trasformarsi in confortevole camera da letto per due. Lady Blessington (1826) ne possedette una a doppie molle dotata di soffici cuscini e coltri di piuma d'oca cui dichiarava di non poter rinunciare.