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Malattie

In buona salute

La prima condizione necessaria per affrontare il viaggio era trovarsi in ottime condizioni di salute. Senza un corpo in perfetta forma era avventuroso mettersi in viaggio. Le ampie distanze e i tempi lunghi del Grand Tour implicavano una buona capacità di sopportare i repentini mutamenti climatici, un buon sistema immunitario capace di evitare il contagio delle malattie più diffuse e le condizioni igieniche alquanto approssimative, una buona attitudine alla scomodità (dato che né la carrozza, seppure la migliore, né le locande, non sempre alla altezza, potevano garantire un comodo riposo) uno stomaco forte, in grado di mangiare cibi diversi, una certa agilità, perché poteva ben capitare che i cavalli si imbizzarrissero o, per le condizioni della strada, che si dovesse scendere e proseguire a piedi (Astengo, 1992).

Patologie più frequenti e rimedi

Ma anche perfette condizioni fisiche non potevano scongiurare la chinetosi provocata dall'ondeggiamento della carrozza, né i colpi di sole, molto frequenti per chi marciava a piedi o a cavallo, né le punture di insetti, né i ripetuti avvelenamenti che derivavano da pasti a base di carne invecchiata, burro conservato in vasellame di stagno, vini adulterati da ossido di piombo, pietanze abbastanza comuni sulle tavole degli osti. Erano queste, perciò, le patologie più frequenti. Diversi i rimedi. Nel caso dei colpi di sole, per esempio, il malato (dopo l'immancabile salasso) doveva bere succo di limone in gran quantità e bagnarsi la testa con panni intrisi di succo di verbena o lattuga, per poi passare ai lassativi, a base di infuso di tamarindo. Era consigliata infine grande sobrietà nel bere e nel mangiare ed una dieta a base di pane, uova, frutta, che evitasse sughi, salse, carne salata, pasticceria. Per le cadute da cavallo una guida settecentesca consiglia all'infortunato: «Beva subito dell'acqua fresca, ed in appresso dentro un uovo da subire, si mescoli una dramma di Bettonica, e si inghiottisca, che preserverà le parti interne da qualunque pregiudizio, purché non vi sia rottura fatta, nel qual caso il decotto coll'erba denominata mille foglie, ovvero colli fiori d'Ipericon, preso la mattina, e la sera, farà effetti mirabili» (Astengo, 1992).

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