Fenomeni della natura
I fuochi di Pietramala
Fra le curiosità della natura da cui i viaggiatori restano conquistati vi sono «le montagne ardenti», come le chiama Mary Montagu, di cui tutti i naturalisti parlano come di cosa molto rara. La viaggiatrice descrive il fenomeno parlando di una cavità, di profondità ignota, da cui si sprigiona una fiamma senza fumo che non intacca il terreno circostante, ben coltivato, perfettamente freddo. La particolarità consiste nel fatto che, sfregato il terreno, «ne esce una fiamma che non scotta e non dura a lungo come quella dei vulcani». Anche De Brosses (1740) si sofferma a Pietramala, dove le rocce «assorbono la luce del sole e formano una specie di fosforo», e, alla loro vista, rimprovera Misson (1688) di avere esagerato nell'affermare che quelle rocce gettassero una fiamma paragonabile ad un falò. Chissà cosa avrebbe obiettato a Delpuech de Comeiras (1804) che affermò essere Pietramala celebre per il suo «vulcano»!
La ragione di spiegazioni così differenti da parte degli osservatori (tra gli altri, Young, Wright, Gray, Chetwode Eustace) sta nel fatto che le sorgenti del fuoco erano in realtà localizzate in tre diversi punti, e in esse i fenomeni non erano tutti dello stesso tipo. La localizzazione di Lady Montagu era probabilmente quella denominata dell''Acqua Buia'. In quel punto la bocca del fuoco formava un piccolo bacino d'acqua che bolliva per la risalita dei gas del sottosuolo, il che teneva il fuoco quasi sempre spento, a parte quando il bacino era in secca. Di «acqua buja» parla anche A. C. Valéry (1828). Il paragone della Montagu con i vulcani non è peregrino. In molti credevano che i terreni ardenti costituissero la bocca di un vulcano tanto che, come nota Targioni Tozzetti, si rinvenivano in quei paraggi monete d'oro, idoli e amuleti gettati verosimilmente come doni propiziatori.
I fuochi di Pietramala sono ormai scomparsi, ma prima di estinguersi hanno scatenato le congetture di moltissimi viaggiatori. Fu Alessandro Volta, che nel 1780 li studiò da vicino, a dare per primo una spiegazione scientifica della loro esistenza: il terreno era intriso di metano (ormai estratto), distillato naturalmente da piccoli giacimenti di petrolio. Esso, fuoriuscendo dalle crepe dei terreni argillosi, si incendiava toccato dai fulmini.
Curiosità
Non sono solo i grandi fenomeni naturali a colpire l'attenzione dei viaggiatori. A seconda delle sensibilità e dello spirito di osservazione ve ne possono essere di apparentemente insignificanti che diventano racconto o poesia nel ricordo dei viaggiatori. Così M.me du Boccage richiama alla mente l'incontro con uno sciame di lucciole, al buio dei giardini di Palazzo Pitti: «un fenomeno, nuovo per me, mi distrasse. Uno sciame di lucciole fosforescenti volteggiavano nel giardino. Le scambiai per una illuminazione ambulante. Mi avvicinai, i lampioni mi fuggirono. Non avevo mai incontrato questi insetti luminosi per più di due o tre alla volta. La loro moltitudine mi affascinò e sorprese; parva leves capiunt animos».