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I protagonisti del Grand Tour

I giovani

La schiera dei grandtourists fu fitta ed eterogenea. La percentuale più cospicua fu assegnata ai giovani, di età compresa fra i sedici e i ventidue anni. Furono loro, spesso accompagnati da tutors più forniti d'anni e di esperienza, a percorrere le strade italiane.

Gli eredi delle nobili casate aristocratiche videro ben presto affiancarsi i meno blasonati ma spesso più facoltosi figli della classe borghese in ascesa, che proprio attraverso il viaggio di istruzione nobilitava le sue patenti culturali. Il target giovanile si spiega col carattere di apprendimento e di acquisizione attribuito all'esperienza del Tour. Il legame con l'idea di istruzione era così stretto che in Inghilterra la Corona finanziava i viaggiatori, a fronte di una richiesta debitamente motivata, con 300 sterline annue.

Gli uomini di cultura

Il viaggio di 'istruzione' non resta tuttavia appannaggio della sola gioventù europea. Esso, inteso più largamente come viaggio di formazione, interessa da vicino la schiera dei tutors , spesso scelti tra gli artisti, i letterati, gli uomini di cultura che, privi di mezzi materiali, erano provvisti di quel saggio discernimento da somministrare ai loro giovani signori. Fu questo una sorta di mecenatismo moderno, grazie al quale un gruppo davvero notevole di artisti o amatori d'arte godette della possibilità non solo di apprendimento ma anche di scambio. Il commercio intellettuale, favorito dall'incontro, si rispecchiò poi nel commercio di oggetti, opere d'arte, vedute, che cominciarono a circolare tra paesi visitati e madrepatria ampliando le possibilità di confronto e realizzando, in concreto, l'idea universalistica della cultura che l'uomo europeo sentiva come necessaria.

Professionisti e curiosi

Il catalogo dei viaggiatori non si esaurisce tuttavia ancora: molti uomini politici, diplomatici, poi poeti e letterati, ma anche mercanti e uomini d'affari, interessati principalmente al collezionismo, intere famiglie infine furono protagonisti del viaggio. La ragione di questo allargamento a macchia d'olio del desiderio del viaggio nella società europea sta nella ricchezza dell'Italia, di un luogo che costituiva insieme meta e mito culturale, naturalistico, scientifico, politico, avventuroso, artistico, religioso eppure mondano. L'Italia dei monumenti, dell'archeologia, della campagna toscana e del 'sublime' panorama alpino, del carnevale veneziano e delle feste romane, dei teatri; l'Italia del clima mite, che fa di Pisa il rifugio di tanti anglosassoni malati di tisi; l'Italia delle Accademie e delle biblioteche, delle cento città: i suoi tanti volti diventano il prisma in cui si riflette tutta la società europea, coinvolta in una gara di emulazione nel partecipare all'irrinunciabile viaggio.

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