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Condizioni della viabilità

Il confronto vincente con le strade dello Stato della Chiesa

La condizione generale delle strade toscane, già dal periodo mediceo e più decisamente in quello lorenese, era giudicata sufficientemente buona, e in questo certo godeva del confronto favorevole con le pessime condizioni di viabilità delle strade dello Stato della Chiesa. I viaggiatori che percorrevano quest'ultime lamentavano il peggioramento delle condizioni stradali, oltre che restare colpiti dall'improvvisa nudità e sterilità del terreno che contrastava con la florida campagna toscana. Così, mentre il viaggio da Firenze ai confini granducali era un regolato andirivieni di colline e valli, punteggiato di popolose campagne di uliveti e viti, quello intrapreso una volta oltrepassati i suoi confini diventava un susseguirsi di monti pietrosi e giogaie, collegati gli uni alle altre oppure separati da profondi burroni, che conferivano al paesaggio un aspetto di catastrofe. Il bersaglio di questo sconcerto era tutto, e non ingiustamente, raccolto nella stazione di posta di Radicofani, un paese giudicato dai più 'spaventoso'.

Continue migliorie

La manutenzione della strade e le migliorie alla viabilità saranno destinate peraltro a perfezionarsi, diventando un capitolo portante della politica lorenese. A seguito della pace di Aquisgrana del 1748, infatti, e della rafforzata presenza austriaca nell'Italia del nord, si creò la necessità di una direttrice rapida e sicura che unisse il Granducato con l'Impero asburgico di Milano. Studiando di trasformare le vecchie mulattiere che valicavano in più punti l'Appennino tosco-emiliano in tracciati compatibili con le esigenze della nuova viabilità, nel 1776 venne aperta, ad opera dell'ingegnere Leonardo Ximenes, la nuova strada che salendo da Pistoia raggiunge l'Abetone per saldarsi al tronco emiliano realizzato dall'ingegnere modenese Pietro Giardini (Tongiorgi, 1992).

La buona viabilità italiana

Peraltro era la viabilità italiana nel suo complesso ad essere giudicata ottima (pare che fossero le strade tedesche, nel Settecento, quelle più temute nel tour europeo). Charles Thompson, viaggiatore con grande esperienza del mondo poiché reduce, oltre che dal Grand Tour, anche da viaggi extraeuropei, alla fine del Settecento ci informa autorevolmente della stima che gli italiani si sono guadagnati in Europa in questo settore (Brilli, 2004).

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