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Livorno e il suo porto

Il porto di Livorno risulta fortificato dai Pisani già a partire dal XIV secolo. Livorno passò poi sotto il dominio dei Visconti di Milano, ma già nel 1405 la città era in mano al potere genovese. Fu la stessa Genova, nel 1421, a vendere la città di Livorno alla Signoria Fiorentina per l’immensa cifra di 100.000 fiorini d’oro. In seguito all’insabbiamento del Porto Pisano, e con l’affermarsi del potere mediceo, Livorno divenne così lo scalo marittimo toscano.

I lavori per il nuovo porto ebbero inizio nel 1571, con Cosimo il Vecchio (1537-1574). Fu lui a benedire, nel 1561 l’istituzione della Religione del Sacro Militare e Marittimo Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, assumendo per sé e i suoi discendenti il titolo e l’abito di Gran Maestro. L’Ordine, che nasceva a lode e gloria di Dio per la difesa della fede cattolica dagli infedeli (i turchi), che infestavano il mare mediterraneo e in particolare le coste toscane, fu provvisto di una flotta di galere il cui riparo e manutenzione furono garantite proprio dall’ampliamento degli arsenali livornesi.

Risale al 1577 la fondazione della città moderna voluta da Francesco I de’ Medici (1574-1587). Il progetto, di Bernardo Buontalenti, si basava su uno schema di ‘città ideale’ a pianta pentagonale irregolare che avrebbe incluso anche l’insediamento medievale. Già in precedenza, infatti, era stata realizzata una Fortezza, detta Fortezza Vecchia, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, formata da quattro bastioni. Francesco fece costruire anche la Fortezza Nuova e la piazza d’Arme. I lavori si conclusero nel 1586.

Con il successore di Francesco, suo fratello Ferdinando (1587-1609), viene nuovamente tentata la realizzazione di un porto adatto ad accogliere un’armata navale, progetto per altro già avviato da Cosimo I e in seguito da Francesco I, seppure con scarso successo. Ferdinando fece risistemare l’antico Canale dei Navicelli, scavato ai tempi di Cosimo allo scopo di collegare Pisa e Livorno attraverso un percorso navigabile quando le merci, giunte nel porto allora ancora molto modesto di Livorno, venivano portate a Pisa per l’immagazzinamento. Il canale infatti, a causa di continue frane degli argini, aveva bisogno di costante manutenzione. Nel 1593 Livorno ebbe la sua costituzione, la Costituzione Livornina che prevedeva esenzioni e privilegi a favore di chi si fosse stabilito nella città di nuova formazione con i suoi capitali e le sue capacità. In tal modo la popolazione, nel corso del XVII secolo, andò incrementandosi.

Con il successore di Ferdinando, Cosimo II (1609-1621), il porto registrò un notevole sviluppo dovuto prevalentemente all’intensificarsi dei commerci con i paesi stranieri. Livorno divenne lo scalo privilegiato per i mercantili inglesi, francesi e olandesi. Numerose comunità straniere vi si stabilirono. La città infatti divenne ‘porto franco’ dal 1618, scalo esente da tasse e gabelle, in cui le merci depositate godevano di una franchiglia completa, e godette così di privilegi che le continue iniziative granducali a suo favore non fecero che rafforzare.

Porto franco, scalo per le imbarcazioni straniere in rotta verso i principali porti del Mediterraneo, nuova attrezzata darsena, per quasi un secolo approdo sicuro per le navi corsare, Livorno non divenne però mai lo sbocco commerciale per la produzione di prodotti e manufatti toscani, chiaro segnale dalla grave crisi economica che da quasi un secolo stava attraversando il granducato. Non accennò a diminuire però il flusso mercantile straniero. Si registrarono infatti ricche e attive comunità di inglesi a Livorno fino al tempo delle invasioni napoleoniche. Con l’arrivo dei francesi nel Granducato la comunità britannica si vide costretta ad abbandonare Livorno fino ad allora ritenuto il più importante porto del Mediterraneo sia dal punto di vista commerciale che politico e militare.

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