DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Francesco Maria Niccolò Gabburri, Vite di pittori (ca.1730 - 1742), ms. Palatino E.B.9.5, I-IV
Francesco Maria Niccolò Gabburri (1676-1742) fu presenza significativa nel panorama culturale della Firenze dei primi decenni del Settecento. Collezionista, mecenate, membro di varie accademie erudite, investito di cariche pubbliche e appassionato studioso di storia artistica, nacque da un’agiata e illustre famiglia fiorentina, da cui ereditò il Palazzo Giuntini, poi Vivarelli Colonna, situato in via Ghibellina numero 30. Il palazzo fu sede di importanti cenacoli intellettuali ed ospitò la sua prestigiosa collezione di opere d’arte, frutto di numerose acquisizioni e di doni ricevuti da importanti artisti suoi contemporanei.
Particolarmente rilevante, tanto da essere ricordata negli stessi anni da intellettuali e conoscitori italiani e stranieri, come Edward Wright, Jean Pierre Mariette e Pierre Crozat, risulta essere la sua raccolta di grafica, nella quale trovavano spazio i nomi di artisti di ambito fiorentino, romano, bolognese, napoletano, veneto e di area franco-tedesca. Tali interessi furono alimentati anche grazie ai contatti epistolari con artisti, eruditi e conoscitori, come padre Sebastiano Resta, padre Pellegrino Antonio Orlandi, Giovanni Gaetano Bottari, Anton Maria Zanetti, Marco Ricci, Marc’Antonio Franceschini ed Antonio Balestra.
Arricchita costantemente da nuove acquisizioni, la collezione di grafica arrivò a contare alcune migliaia di pezzi tra fogli sciolti, incorniciati e rilegati in volume. Tale raccolta andò dispersa dopo la morte del Gabburri: a testimonianza dell’entità di questo corpus restano alcuni documenti inventariali autografi, come ad esempio il ’Catalogo dei disegni e delle stampe’ del 1722 (Biblioteca Nazionale di Firenze ms. II.IV.240, già Magl. XVIII, 33, consultabile on-line su www.memofonte.it che integra la parziale trascrizione edita da Giuseppe Campori nel 1870; altra copia con nota di possesso del Gabburri, è sempre in BNCF, ms. Pal. 558, mentre una diversa e più aggiornata redazione si conserva con altre scritture gabburriane presso la Fondation Custodia- Institut Néerlandais di Parigi, rese note da Chiara Zamboni e in particolare da Novella Barbolani e Nicholas Turner).
Entrato fin da giovane come paggio nella corte medicea, il Gabburri rivestì successivamente numerose cariche diplomatiche, divenendo uomo di fiducia del granduca Cosimo III. Ottenuta l’investitura a cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, divenne principe dell’Accademia della Crusca nel 1717 e in seguito, dal 1730 al 1740 sotto il granducato di Gian Gastone, fu nominato luogotenente del granduca presso l’Accademia fiorentina del Disegno.
Già dall’inizio del Settecento i suoi interessi per l’arte si concretizzarono in un’intensa attività di organizzatore e collezionista. Prestò varie opere alle mostre dell’Accademia del Disegno nel chiostro della Santissima Annunziata, determinando con il suo gusto le scelte espositive di quegli anni.
Parallelamente alla collezione, alla ricerca e alle esposizioni di opere d’arte, coltivò un interesse costante per la storiografia artistica: decisiva, anche in questo caso, la rete di corrispondenti che gli procurarono informazioni e libri su artisti italiani e stranieri. Col tempo collazionò una consistente raccolta di volumi di letteratura artistica, che annotò nel menzionato catalogo di stampe e disegni (1722) sotto la voce “Libri trattanti di scultura, pittura ed architettura o altre materie ad esse appartenenti”. Promosse in prima persona la ristampa di alcuni importanti trattati d’arte, come Il Riposo di Raffaello Borghini, ed incoraggiò la pubblicazione di opere come il Museum Florentinum (portato a termine da Anton Francesco Gori) e la Vita di Michelangelo di Antonio Condivi (pubblicata successivamente alla sua morte, nel 1746).
In concomitanza con la nomina a luogotenente dell’Accademia del Disegno, incoraggiato in primo luogo da Jean Pierre Mariette, Gabburri definì l’impegnativo progetto di revisione e pubblicazione dell’Abecedario pittorico del bolognese Pellegrino Antonio Orlandi, da poco ristampato a Napoli per la terza volta, avvalendosi del materiale che già stava raccogliendo. Come si legge in una lettera del 1 giugno 1733, Mariette scriveva al Gabburri che “sarebbe in verità molto opportuno che una persona intelligente come voi si pigliasse la cura d’una nuova edizione dell’Abbecedario pittorico del P. Orlandi. Questo è un libro utile, ma che è tanto pieno di sbagli [.] Io vi esorto a intraprendere questa fatica, che in verità è degna di voi [...]”. Si dedicò, quindi, alla stesura delle Vite di pittori, opera monumentale nata come ampliamento e correzione del citato Abecedario, ma talmente accresciuta e arricchita dall’ingente quantità di materiale biografico raccolto negli anni, da risultare ad oggi un’opera originale e preziosa per il corpus di informazioni sulle vite degli artisti coevi (sovente redatte con note autografe degli stessi) e per i fitti ed esaustivi elenchi di stampe che spesso riporta in calce alle varie biografie. Il risultato è un documento di eccezionale interesse che finalmente oggi diventa pienamente fruibile per gli studiosi di questo ambito disciplinare.
Le Vite di pittori - titolo improprio ma desunto dal dorso della legatura e convenzionalmente adottato - edite ad oggi solo in minima parte (Giovanna Perini nella voce dedicata al Gabburri del Dizionario biografico degli Italiani ha dato indicazione delle parti più consistenti pubblicate nel tempo, con un’esaustiva bibliografia), dai primi anni Settanta del Novecento sono state sistematicamente ’perlustrate’ e citate dagli studiosi, tra i quali è da ricordare Fabia Borroni Salvadori, cui si devono pionieristici e fondamentali contributi sul personaggio. L'opera, conservata manoscritta nel fondo Palatino della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Pal. E.B.9.5, I-IV), ripartita in quattro tomi, raccoglie le biografie ordinate per nome, con aneddoti ed elenchi delle opere principali di artisti dal Duecento fino agli anni Trenta del Settecento, e con citazioni frequenti dalle fonti a cui l'autore attinse largamente. All'inizio del primo tomo è presente un indice, redatto dallo stesso Gabburri, con l'indicazione degli artisti biografati elencati in ordine alfabetico per cognome, ma enormemente superiore è di fatto il numero dei nominativi che compaiono nell’opera e di cui si danno notizie.
In considerazione della notevole importanza storica che il manoscritto riveste, per preservarne lo stato di conservazione e permetterne una fruizione più estesa ma anche più capillare, consentita dal supporto informatico, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, grazie al finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha deciso di affidare alla Fondazione Memofonte la trascrizione e la memorizzazione delle Vite di Pittori di Francesco Maria Niccolò Gabburri. Per tale lavoro sono stati impegnati cinque collaboratori, storici dell’arte esperti nel trattamento informatico dei documenti d’archivio: Alessia Cecconi, Verusca Gallai, Vaima Gelli, Martina Nastasi, Roberto Viale, con il coordinamento di Bruna Tomasello e la supervisione di Paola Barocchi. Il controllo finale sull’uniformità del testo è stato curato da Miriam Fileti Mazza per la Fondazione Memofonte, e da Micaela Sambucco Hamoud per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ognuna secondo i propri ambiti di competenza, affiancate rispettivamente da Thomas Alisi e da Maria Grazia Pepe per gli aspetti informatici.
Per la trascrizione sono state utilizzate sia le foto digitali del manoscritto, fornite dalla Biblioteca Nazionale, sia un microfilm di proprietà della Fondazione Memofonte, commissionato antecedentemente all’alluvione del 1966, che ha causato il deterioramento di alcune carte del manoscritto con conseguente compromissione della leggibilità del testo. Tale procedura ha permesso di colmare le lacune attualmente presenti nelle foto digitali della Nazionale e di presentare, quindi, una trascrizione completa dell’opera. Una tavola sinottica fornisce all’utente una mappa delle carenze dovute alle alterazioni degli inchiostri.
A conclusione del lavoro di trascrizione delle biografie sono emerse alcune problematiche legate ai metodi e agli strumenti utilizzati dal Gabburri per la compilazione delle Vite:
1. L'incompletezza dell’indice steso dall'autore ha reso necessaria una nuova lista dei biografati rispondente alla esatta consistenza del testo, con l’indicazione del tomo e della carta di riferimento, al fine di facilitare la ricerca.
2. Un consistente numero di biografie è corredato della citazione bibliografica e della fonte dalla quale Gabburri ha tratto le notizie; tuttavia tale indicazione è resa in modo abbreviato, parziale e spesso criptico. Un ampio lavoro di ricerca ha permesso di individuare le fonti citate e di creare una “bibliografia gabburriana” completa, in considerazione anche del puntuale riferimento al citato catalogo della biblioteca personale dell’erudito.
3. La trascrizione delle Vite ha suggerito la pubblicazione, sul sito della Fondazione Memofonte, dei seguenti documenti:
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a. catalogo dei disegni e delle stampe di Francesco Maria Niccolò Gabburri, del 1722; | |
b. carteggio gabburriano pubblicato da Giovanni Gaetano Bottari; | |
c. lettere e miscellanea di documenti relativi alle Vite di Pittori conservati nel Fondo Palatino della Biblioteca Nazionale (mss. Pal. 1195, striscia 1539, inserto I e Pal. 1198, striscia 1361, inserto VII), pubblicati come “Zibaldone gabburriano”. |
Inoltre, a completamento della ricerca e per approfondimenti storico-critici, si rinvia al primo numero della rivista on-line della Fondazione Memofonte Studi di Memofonte (1/2008) che raccoglie nuovi contributi sulle Vite del Gabburri: tali studi, frutto di un lavoro di ricerca biennale della Fondazione, nato proprio in sede di trascrizione e revisione, offrono un’analisi complessiva della struttura e della genesi del manoscritto con un’individuazione più precisa della datazione e delle fasi di stesura dell’opera, indagata nella sua valenza di fonte storico-artistica in rapporto all’Abcedario dell’ Orlandi (A. Cecconi, “Nella presente aggiunta al padre maestro Orlandi”. Per una rilettura delle Vite gabburriane), alle fonti straniere utilizzate (V. Gelli, Osservazioni sulle notizie di artisti stranieri nelle Vite di Pittori di Gabburri. Breve esame di alcune fonti) e alla concezione gabburriana dell’arte incisoria (M. Nastasi, “Ben cognita ai dilettanti”. L’arte incisoria negli scritti di Francesco Maria Niccolò Gabburri).
Nel licenziare l’edizione elettronica delle Vite di pittori del Gabburri, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze fa presente che il lavoro, data la mole dell’impegno affrontato in tempi molto contenuti e la diversificazione dei campi di ricerca, è in corso di approfondimento, arricchimento e revisione continua dei dati, secondo le modalità e le specificità delle pubblicazioni elettroniche. Sostanzialmente in fieri, esse consentono di soddisfare un obiettivo fondamentale, quello di offrire alla libera fruizione uno strumento di ricerca costantemente aggiornato e rispondente alle necessità di indagine di una densa comunità di interessati. A tal fine la Fondazione Memofonte invita gli studiosi a segnalare al proprio sito eventuali omissioni ed errori in cambio di un omaggio librario, in linea con la più accreditata tradizione editoriale internazionale.
NOTA AL TESTO
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SU F. M. N. GABBURRI
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