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Il viaggio nelle scienze

4.3.2.3

Architettura e ingegneria nei monumenti cittadini

L'abilità ingegneristica e architettonica su cui è stata, letteralmente, fondata la realtà monumentale della città, non è trascurabile né accessoria, sebbene meno appariscente. I ponti, le torri, la grande cupola che domina la città, le strade, così come i fantasiosi giochi d'acque della villa di Pratolino, sono la prova di una perizia estrema nel dominio delle scienze applicate. Alcuni viaggiatori non distratti, imbattendosi in questi aspetti più propriamente tecnici ne restarono affascinati e si affiancarono alla schiera non piccola dei viaggiatori che intrapresero a questo scopo il viaggio, dilettanti o professionisti che fossero. Come giustamente nota Mara Miniati (Miniati, 1993): «non sempre questo secondo aspetto [rispetto a quello meramente estetico] è emerso con la stessa forza del primo, eppure Firenze li possiede entrambi in egual misura e solo una artificiosa separazione ha subordinato l'uno all'altro, impoverendo l'immagine stessa della città», quando nomi come Brunelleschi, Toscanelli, Leonardo, Galileo dimostrano l'inconsistenza di una simile dicotomia. Il legame con la nascita della scienza nuova e l'attività sempre fervente lascia tracce anche in viaggiatori non specialisti, come Grosley (1758), che parla delle abitazioni di Galilei e di Viviani e dello gnomone del Duomo (costruito da Toscanelli nel 1468), oggetto di attenzione prolungata: fino a Valéry (1828), passando - un solo esempio - per Delpuech de Comeiras (1804), senza dire del riconoscimento che gli tributò Lalande (1765), dichiarandolo il più grande strumento d'astronomia che ci fosse al mondo.

La scienza in mostra alla Galleria

Per altro verso, la materia per coltivare interessi scientifici era abbondantissima in città, dato l'interesse sempre dimostrato dai Medici per le raccolte di curiosità e rarità, che fossero erbari, mappe e globi, animali impagliati o strumenti di misura. Il fascino della Galleria, infatti, sottolinea ancora la Miniati, derivava «dalla commistione di arte e scienza, da quel connubio felice che la rendeva il luogo massimo di esaltazione dell'arte, ma anche il luogo in cui la pratica scientifica e i suoi strumenti venivano concretamente visualizzati», prima che l'istituzione del nuovo Museo Lorenese di Fisica e Storia Naturale, inaugurato nel 1775, separasse gli ambiti artistico-scientifici in maniera netta.

De Brosses (1740) nella sua visita alla Galleria, resta colpito dalle anatomie in cera, dal magnete straordinariamente forte, dai numerosi strumenti matematici e astronomici.

Lalande (1765), nelle cui motivazioni l'interesse scientifico era ben più determinante, visto che il celebre astronomo francese viaggiava principalmente allo scopo di stabilire relazioni scientifiche, fa una rassegna davvero ricca di ciò che la Galleria poteva offrire: le cere di Gaetano Zumbo che lo lasciano sbalordito, il magnete di notevole forza ma anche strumenti matematici di grande bellezza, un grande specchio ustorio, organi che si muovono con meccanismi a orologeria, il celebre gioco ottico di Niceron (attraverso una lente prismatica rifletteva il ritratto di Ferdinando II che sorgeva da una tavola raffigurante una serie di volti deformati). Anche Palazzo Pitti gli offre curiosità scientifiche di interesse, tra cui quelle legate all'attività dell'Accademia del Cimento, con i termometri e densimetri di insuperata ed elegante bellezza. Nota gli strumenti astronomici che Egnazio Danti aveva collocato nel 1572 sulla facciata della basilica di Santa Maria Novella, segnala alcune collezioni private, quella Mesny, allora direttore della spezieria di Pitti, quella Targioni, il grande scienziato e naturalista abile descrittore di Firenze, quella di Menabuoni allora bibliotecario di Pitti.

Museo di Fisica e Storia Naturale

La creazione dell'Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale , fondato nel 1775 dal granduca Pietro Leopoldo nei locali di Palazzo Torrigiani, voluto e organizzato dall'abate Felice Fontana, fece da catalizzatore di interessi che prima di allora erano piuttosto limitati agli specialisti. La sua fama, legata anche alla citazione nelle guide turistiche, crebbe al punto da contendere il primato al Museo di Storia Naturale di Parigi, in particolare per i minerali, le pietre preziose e le ormai celebri cere anatomiche dello Zumbo che, alla fine del Settecento, attiravano circa 20.000 visitatori l'anno (Miniati, 1993).

Un settore a parte è legato alla figura e al mito di Galileo, dall'ammirazione per gli strumenti scientifici (i cannocchiali, la lente incorniciata in avorio) al più macabro e non meno celebre dito dello scienziato che gli venne asportato al momento della traslazione della salma nel mausoleo eretto in Santa Croce. Nel 1841 fu inaugurata all'interno del museo la Tribuna di Galileo che raccolse, fra stucchi e decorazioni celebrative, tutti gli strumenti più antichi, le reliquie galileiane, le vetrerie del Cimento.

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