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Testimonianze iconografiche

La 'veduta', un documento narrativo

Il grande interesse per le arti visive determina di riflesso un exploit della produzione figurativa dedicata alla Toscana e, più in generale, al viaggio italiano. Da una parte c'è il contributo, 'professionale', di coloro che si recano in Italia con il preciso intento di sviluppare il proprio linguaggio figurativo al cospetto dei maestri antichi tramite il loro studio, e che non sempre, del resto, rendono di pubblico dominio le loro opere. Dall'altra, decisamente influente sulla storia dell'idea dell'Italia, c'è il potente valore narrativo delle molte testimonianze iconografiche di coloro che, viaggiando con le più disparate motivazioni, utilizzano il pennello come gli scrittori la penna. I due linguaggi, ovviamente differenti per statuto espressivo e tecnico, sono considerati alternativi agli occhi di chi guarda, spesso anzi costituendo l'immagine una sintesi più efficace delle parole per ricapitolare i diversi piani della visione, destinata agli assenti o ai postumi.

Il fenomeno del collezionismo

Evento complementare a quello produttivo è quello alimentato dai 'consumatori' che animano il fenomeno del collezionismo. Divenuto vera e propria moda, è uno tra gli effetti collaterali più evidenti (e lucrosi) di tutto il sistema del Grand Tour. Tra le preferite le vedute di Canaletto, di Vernet, di Claude Lorrain e le vedute di antiche rovine organizzate in composizioni di gusto teatrale ('i capricci romani') di Giovanni Panini. Molti artisti si occupavano anche di restauro e della mediazione per l'acquisto, come accadde per Piranesi, Cavaceppi, Pacetti.

Il ruolo di ospiti e residenti stranieri

Importante fenomeno a quest'ultimo connesso è la fitta rete dei centri culturali europei a cui fanno capo aristocratici e borghesi, primo tra tutti l'Accademia di Francia a Roma, che ospita i vincitori del Grand Prix indetto dall'Accademia di Belle Arti di Parigi. Sempre a Roma, la bottega calcografica di Piranesi raccoglie numerosi estimatori e committenti inglesi e diversi allievi francesi; la Biblioteca del Cardinale Albani è frequentata da Winckelmann, da Mengs, da Angelika Kaufmann, da Tischbein e Hackert. Nel resto d'Italia, a Venezia, Firenze e Napoli, diventa strategica l'azione dei consoli di Sua Maestà britannica (Sir Joseph Smith, Sir Horace Mann e Sir William Hamilton) che introducono gli artisti inglesi nella società locale e promuovono il collezionismo di opere di artisti italiani in Inghilterra.

Vedutismo e ritrattistica in Toscana

La svolta nella pittura di paesaggio europea si ha, nella seconda metà del Seicento, con Gaspar van Wittel, il pittore olandese che fa da cerniera tra la tradizione nordica e quella mediterranea frantumando l'ambiente urbano e, invece di offrire della città vedute globali, scegliendo punti di vista inediti e scorci che non hanno precedenti. Da allora la veduta di ambiti paesistici e urbani diviene un genere di larga fortuna (non si contano le gouaches che il tourist acquista sulle piazze d'Italia così come le incisioni o i calchi della statuaria antica) e molti sono i nomi che la rendono celebre. Tra questi, in Toscana, in primo luogo quello di Giuseppe Zocchi, la cui Scelta di XXIV Vedute delle principali Contrade, Piazze, Chiese e Palazzi della città di Firenze, (1744) divenne un souvenir d'obbligo per i tourists che non si potevano permettere la spesa di un dipinto; ma anche i nomi di Bernardo Bellotto (che a Zocchi peraltro si ispira), dello stesso van Wittel (molti i dipinti che illustrano tratti dell'Arno nei pressi di Firenze, tra cui, notissima, la Veduta di Firenze dal Pignone in cui il panorama d'Oltrarno è affiancato in primo piano dalla «pescaia di S. Rosa» e dalle «muline della Vagaloggia», e, sul fiume, da «un pullulare di imbarcazioni e di traffici che solo un pittore olandese avrebbe potuto illustrare con tanta precisione marinaresca» - De Seta, 1999).

Al vedutismo si affianca una ricca tradizione di ritrattistica, seria o caricaturale, che a Firenze è omaggiata dalla mano di Thomas Patch, dalla forte carica sarcastica, o da quella di Johann Zoffany famoso per l'eleganza dei ritratti, cui si deve il quadro intitolato Lord Cowper e la famiglia Gore (1775). Zoffany è figura dominante nel panorama degli inglesi radicati a Firenze come mostra il celebre dipinto Tribuna degli Uffizi, considerato da De Seta (De Seta, 1999) «un'icona del Grand Tour e una celebrazione della passione per le arti che mosse tanti stranieri sulla via dell'Italia»: tanti inglesi in particolare, che faranno esplodere, nel XIX secolo, la fino ad allora contestata fortuna di Firenze.

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