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I tempi del Grand Tour

Il 'secolo d'oro' del viaggio

Il momentaneo altalenare della fortuna non incrinò un primato che rimase saldissimo per tutto il corso dei secoli XVII e XVIII e si affermò soprattutto in quest'ultimo, 'secolo d'oro' dei viaggi, la cui parabola può dirsi definitivamente esaurita solo alle soglie del XIX secolo, in concomitanza con la tempesta napoleonica. Il 'secolo d'oro', su basi dunque seicentesche, non fece che ampliare a dismisura il fenomeno, così che fra 1760 e 1780 crebbero le lamentele degli stranieri assediati dai compatrioti non solo nelle città maggiori ma anche in quelle minori (tra cui Lucca e Siena). Crebbe a dismisura anche lo stuolo degli accompagnatori, sempre proporzionato al grado e alle facoltà del viaggiatore: medico, cuoco, valletto, pittore, musicista corriere, spesso, a loro volta, divenuti esperti relatori. Cominciarono inoltre a comparire nella comunità viaggiante le donne, precorritrici delle grandi viaggiatrici di epoca romantica.

Gli anni Quaranta del XVIII secolo

Importante spartiacque nella storia italiana del viaggio sono gli anni Quaranta del secolo, quando le nuove straordinarie scoperte archeologiche di Ercolano (1738) e Pompei (1748) determinarono nuove coordinate negli itinerari italiani. Fino ad allora era stato possibile riconoscere i viaggiatori dalla loro provenienza e si parlava, a buon diritto, di viaggiatori inglesi piuttosto che francesi identificabili nel fatto che gli uni prediligevano Venezia, gli altri Roma, fin dai tempi di Rabelais. Intorno alla metà del Settecento si assiste, invece, a quella che è stata chiamata la 'internazionalizzazione' del Grand Tour (De Seta, 1982) che unifica gli itinerari (da nord a sud) incardinandosi intorno all'epicentro costituito dalle due città. L''internazionalizzazione' costituisce il risvolto materiale di un concetto sopranazionale dell'Europa, concetto tipicamente settecentesco, segno della cultura cosmopolitica che si sta affermando. Contestualmente la durata del viaggio comincia ad assottigliarsi, segno di una minore disponibilità economica e mentale.

Come si trasforma l'idea del viaggio

Dopo il Congresso di Vienna, infatti, l'Italia romantica fu oggetto di nuovi miti e il viaggio, con la modernizzazione della società, acquistò nuovi ritmi e incarnò nuovi valori. Le aspirazioni culturali si impoverirono, facendo prevalere quelle di pura evasione. La scoperta del viaggio è sempre meno personale e sempre più sintonizzata sulle informazioni predisposte dalla 'guida', il nuovo strumento del viaggiatore, che non organizza più in proprio ma viene condotto dalla nuova figura dell'organizzatore di viaggi; questi, grazie alla geniale intuizione di Thomas Cook e complice la nuova viabilità ferroviaria, si annette le possibilità conoscitive del viaggio determinandole in base ad esigenze piuttosto economiche che culturali. Si crea adesso perciò il fenomeno, tuttora vitale, del turismo organizzato e di massa. La filosofia turistica che vi viene impartita, diretta ad un pubblico accresciuto e massificato ad un tempo, è più accessibile e rudimentale di quella maggiormente consapevole e pretenziosa dei secoli precedenti, quando la schiera dei grandtourists solcava le strade italiane a bordo di carrozze ben equipaggiate.

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