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La via fluviale: le città sull'Arno

Veduta della Villa dell'Ambrogiana in un'incisione dello Zocchi

La via fluviale, sebbene sulla carta molto comoda, veniva utilizzata poco dai viaggiatori e questo, a catena, determinava uno scarso sviluppo delle sue infrastrutture.

Si è visto come occasionalmente poteva essere utilizzato il cosiddetto canale dei Navicelli per transitare da Livorno a Pisa.

Altra traversata celebre, da Firenze a Pisa questa volta, fu quella di Montfaucon (1699), il monaco benedettino che guardò all'Italia quasi esclusivamente sub specie manoscritti, allo scopo di completare i suoi studi intorno alla figura di Giovanni Crisostomo: «mercoledì 30 marzo quando tutti i Cavalieri dell'Ordine di Santo Stefano vi si recavano per la processione, ci imbarcammo alla volta di Pisa; le rive del fiume sono belle in alcuni luoghi, in altri sono costituite da colline aride. Il fiume è largo in pianura, ma si restringe molto tra le montagne. Passata Firenze, scendendo per nove o dieci miglia, si trovano una grande quantità di case di campagna. Si passa poi sotto il ponte di Segna poco dopo un borgo. Si vede anche una casa di campagna del Granduca chiamata Ambrosiana e il borgo di Empoli; più in basso, vicino ad un piccolo fiume che viene da Lucca e che attraverso un lago si getta in Arno, si trova il borgo di Bantino e ancora più a valle quello di Cascina. Giungemmo a Pisa alle due di notte».

La variabilità delle condizioni meteorologiche era tra le ragioni della scarsa preferenza per la scelta della via fluviale. A Peter Beckford (1787) viene suggerita ma, per timore delle piogge, preferisce quella di terra: «L'Arno era in piena e ci dissero che ci avrebbe trasportato alla stessa velocità del postale. Si segue la corrente, e in una barca coperta. D'estate può non essere spiacevole; ma, nella stagione delle piogge, avrei piuttosto preferito essere un uovo nel ventre di un'anatra. Andammo col postale».

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