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Ricettività

Un po' di storia

Il passaggio decisivo verso una moderna concezione di ricettività si realizza con l'avvento dell'ospitalità a pagamento.

Risale al 1111 una iscrizione sul duomo di Lucca che elenca le case che offrono ospitalità in cambio di denaro. Cominciano a venire aperte le taverne (solo per la mescita) e le locande (per il pernottamento e vettovagliamento). Assume un ruolo di primo piano la figura dell'oste, che spesso svolge funzioni non ammesse di fonte creditizia, mediazione, deposito di merce e quelle, ammesse, di confidente della autorità pubblica, con una larvata funzione di polizia.

Con il procedere del tempo sono le stazioni di posta a offrire ricovero e ristoro al passeggero. Sorte con lo scopo duplice di ricettività e di stazione per il cambio dei cavalli, sono collocate ad una distanza variabile le une dalle altre. Spesso vedono svilupparsi un reticolo di attività collaterali che conduce, talvolta, alla nascita di piccoli borghi.

In Toscana in particolare, grazie alla cura prestata dai Lorena al problema della viabilità, la risistemazione delle vecchie direttrici e l'apertura delle nuove strade determina la progettazione delle stazioni di posta contestualmente al tracciato, costituendo un interessante esempio di architettura stradale. Compatte e decorose, funzionali, esse prevedono un porticato, stalla e rimessa per le carrozze al piano terra, camere ai piani superiori (Le antiche strade, s.d.).

Le possibili alternative

Vista l'ospitalità piuttosto spartana delle locande di posta, il viaggiatore che ne aveva la facoltà preferiva scegliere soluzioni alternative. Tra queste, se non possedeva conoscenze che gli permettessero di fruire della ambita ospitalità presso una casa privata, vi sono gli alberghi urbani o le camere locande, o, se il soggiorno si prolungava, la possibilità di prendere in affitto dei quartieri.

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